Niente addosso
Dopo l’esposto di Antonio Di Pietro, a Piazzale Clodio si è aperto un secondo “modello 45”. In seguito al mercato parlamentare segnalato dalla stampa ne era stato avviato un altro analogo alcuni giorni fa. Nel gioco delle parti ognuno fa quello che può. C’è chi corrompe, chi si lascia corrompere, chi denuncia, chi è tenuto ad aprire un fascicolo in qualche Procura della Repubblica e magari lo fa anche stancamente. Nel caso di specie non esistono riferimenti giurisprudenziali e va inoltre rammentato che in base a quanto previsto dagli articoli 67 e 68 della Costituzione, i membri del Parlamento esercitano le loro funzioni senza vincolo di mandato, né possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni. Il cambio di squadra nel corso della Legislatura è infatti un fenomeno frequente quasi come fu quello dei riciclaggi successivi a Tangentopoli. In questi ultimi giorni il consueto meretricio rappresenta l’ultima spiaggia del boss dall’illimitato potere corruttivo, ma sarà oltremodo difficile, proprio in questo frangente, placcarlo per via giudiziaria. Nel caso di specie la “casta” non ha mai ritenuto necessario legiferare per coprirsi le spalle. Per tutto il resto cediamo la parola a Tacito: “Corruptissima republica plurimae leges”. Ce ne sono poche per riempire le galere di derelitti e ce ne sono a iosa per consentire alle peggiori canaglie di farla franca. In Italia è consentito il gioco delle matrioske societarie ed è estremamente facile arricchirsi velocemente con le frodi “carosello”. In certi casi è sufficiente avvalersi delle normativa comunitaria ed in altri basta costituire una “scatola vuota” off shore. Alcune leggi o le loro inappropriate funzioni deterrenti sono semplicemente criminogene, offrono tanti modi per mettere le grinfie su aziende ritenute interessanti, vampirizzarle e poi buttare il cadavere esangue sulle spalle di Pantalone. Se poi si hanno buone aderenze nel settore bancario certi giochi si possono condurre veramente alla grande. Lo spettacolo inverecondo che offre il Parlamento a ridosso del voto sulla mozione di sfiducia al Governo non merita la suspense che alimentano tanti giornalisti in proposito. Comunque vadano le cose, e meglio sarebbe se l’impero di Arcore trovasse una qualunque soluzione di continuità, dai tetti e dalle piazze arrivano segnali di progressiva insofferenza per la vecchia pantomima dei politici. Manca un centro di aggregazione idoneo a far catalizzare le rivendicazioni popolari e a tradurle in un programma operativo ideologicamente perimetrato. Si avverte la necessità di soggetti capaci d’inventare un’opposizione più incisiva delle rimostranze affidate in strada ad un megafono. Ci sono eventi morbosi, berlusconismo in primis, che interessano solo l’Italia, ma ce ne sono tanti ancora che interessano anche gli altri Stati europei. Ieri il Pd ha giocato la sua carta mimetica manifestando a Roma e, dal punto di vista dei suoi simpatizzanti, sicuramente fuori tempo massimo. Non sappiamo se, nel ritrovare la platea delle grandi occasioni, lo stato maggiore del partito si sia galvanizzato. Resta il fatto che una semplice “occupazione” di piazza, escludendo peraltro altri soggetti “antagonisti”, nella situazione a cui siamo giunti, non può che configurarsi come un rituale del tutto insufficiente a fronteggiare il “nemico”, diventato sempre più forte grazie ai ponti d’oro costruiti dagli impresentabili che hanno affossato Achille Occhetto. Le scorrerie dei vandali che hanno devastato il Paese hanno potuto contare su complicità trasversali e le sole indignazioni di un alter ego per caso non bastano più. Gli Italiani, storicamente angariati dalle tante mafie, sono finiti prima nei disegni dei croceristi del Britannia, del Fmi, del Wto, della Bce, poi sotto il tacco di Berlusconi e del suo revival di stampo imperiale. Adesso condividono, a volte in peggio, le grigie sorti di altri Popoli europei, accomunati da un sistema economico-finanziario minato dall’interno e travolti dai diktat del neoliberismo. L’Ue sta facendo pagare i conti della crisi alle fasce sociali più deboli. Anche se magari in extremis va scongiurato il rischio che l’Italia finisca definitivamente sotto un regime dinastico, ma chi riesce a sottrarsi alla sindrome dell’impecorimento deve comunque affrancarsi dai mandriani per guardare oltre. Presi dalla nuova campagna acquisti dell’imprenditore brianzolo, i media hanno tralasciato di commentare l’approvazione al Senato della legge eufemisticamente ribattezzata “di stabilità”, ovvero il colpo mortale assestato da questo Governo alle politiche sociali. Le esigenze di bilancio sono costati ai più bisognosi due miliardi di euro. Sono spariti i fondi per la non autosufficienza (erano quattrocento milioni nel 2009 e nel 2010; sono stati azzerati per il 2011). Il fondo affitti, destinato a chi ha perduto casa, passa dai 205 milioni del 2008 ai 33,9 milioni dell’anno prossimo. Nel 2010 c’è stato il boom dei pignoramenti e delle esecuzioni immobiliari che sono saliti del 31,8%. Attualmente ci sono almeno trecentocinquantamila famiglie a rischio di insolvenza bancaria. Per acquistare nuovi armamenti nei prossimi anni si spenderanno tre miliardi e mezzo in più di quelli spesi nel 2010. Lo stanziamento per il settore difesa nel 2011 è stato aumentato di centotrenta milioni rispetto a quello dell’anno corrente portandolo a 20,494 miliardi di euro. Chi governa esercita in effetti il diritto d’arbitrio mentre Marchionne pretende d’investire cancellando i diritti degli operai, trasformando Pomigliano e Torino in altrettante Detroit. Chi governa ha ridotto ai minimi termini i diritti dei lavoratori e degli studenti trasformandoli in mendicanti. I primi debbono mendicare uno stipendio, i secondi la possibilità di studiare in condizioni adeguate. Il preteso Robin Hood si è trasformato nello sceriffo di Nottingham e la legge n. 133/2008 è una di quelle che sta lì a dimostrarlo. E’ in atto un cambiamento epocale che non può essere accettato come ineluttabile, come una specie di tornado che travolge ogni confine. Lo stesso scenario europeo vede avanzare un modello di capitalismo autoritario che marcia di pari passo con la repressione politica. Ha preso forza un sistema universale di potere, una sorta di racket internazionale a cui soggiacciono i Popoli e per il quale i governanti fanno i cani da guardia. Il fronte parlamentare avverso al caudillo è per lo più contagiato dallo stesso virus che sta portando l’Italia e l’Europa alla terzomondizzazione. Anche se il Cavaliere verrà disarcionato, e le ultime “conversioni” parlamentari rendono meno probabile l’ipotesi, per chi dissente sui tetti e sulle piazze si pone il problema di come diventare massa critica in grado di cambiare il proprio destino senza fare affidamento sul trio “ribelle”, sull’attuale dirigenza del Pd, su qualche politico caro a Confindustria e, men che meno, su qualche personaggio ondivago già pronto a risaltare in cambio, se mai verranno, di altre fallaci promesse “liberali”.
Antonio Bertinelli 12/12/2010