vecchi pensieri 94 (Totochigi e terzo polo)

Totochigi e terzo polo

Sembra che il conducator sia prossimo alla destituzione. Solo dopo gli Italiani potranno tirare un sospiro di sollievo per lo scampato pericolo. Va da se che tutti i problemi cresciuti e lasciati sul tappeto fino ad oggi non spariranno d’incanto insieme a lui. Ci vogliono ben altre tempeste per spazzare le mucillagini tossiche che da troppi anni soffocano la parte migliore dell’Italia. Nessuno dei “congiurati” ha i requisiti, le idee, l’autorevolezza, la forza ed ancor meno le intenzioni di togliere il Paese dal piano inclinato su cui sta scivolando. A ben guardare appartengono quasi tutti allo stesso vecchio milieu e ne rispettano i principi fondanti. Quella che una volta veniva definita sinistra, ormai priva di propri capisaldi valoriali, subisce per lo più l’agenda e la guida del gruppo Cir sensa rifuggire il lobbysmo di altri poteri più opachi. Il suo stato maggiore tende ad oscurare chiunque assuma posizioni non omologabili. La maggior parte delle leggi, in maniera più o meno esplicita, ha sempre l’imprimatur bipartisan e la semplice sfiducia di questo governo non garantisce, né fa intravedere la possibilità di una rivisitazione normativa “rivoluzionaria”. La persistenza del “porcellum” elettorale sta lì a dimostrarlo. La deriva egocratica ha favorito la crescita esponenziale di camarille e comitati d’affari, ha incoraggiato le illiceità, ha moltiplicato le illegalità, ma Stato e Antistato vanno a braccetto da tempo immemorabile. Ignazio Cutrò e Valentina Grasso, due imprenditori che hanno denunciato alcuni mafiosi che chiedevano loro il pizzo, non avrebbero forse fatto meglio a tacere? Intorno a loro è stata fatta terra bruciata e così hanno finito per incatenarsi davanti al Viminale al fine di ottenere dallo Stato un aiuto tangibile per la situazione in cui versano. L’onestà non paga ed il rifiuto a farsi furbo può diventare una vera iattura. Fatte le debite eccezioni, destra, sinistra e centro sono accomunati da numerosi interessi trasversali. Basti ricordare che la proposta Idv di abolire il vitalizio parlamentare è stata bocciata in maniera compatta, esclusi cinque astenuti, da tutti gli altri deputati presenti in aula. I colossali conflitti d’interessi del premier non sono nati ex capite Jovis. Il recente ed odioso “Collegato Lavoro”, che assicura nuove tutele per le imprese a detrimento dei lavoratori, non a caso è giunto dopo la doppietta del Pacchetto “Treu” e della legge “Biagi”. Per la riforma universitaria gelminiana alcuni esponenti del Pd ritennero che l’idea ispiratrice avrebbe spiazzato la sinistra grazie ai criteri di concorrenzialità tra gli atenei. Esiste ancora il rischio che le Università diventino fondazioni, che ad esse vengano trasferiti i beni demaniali e, con il silenzio/assenso di tutte le cosche rappresentate in Parlamento, le cessioni si trasformino in ottime possibilità d’affari per i soliti noti. La parabola discendente delle FFSS parte da lontano e la legge finanziaria appena licenziata dalla Camera conferma i tagli per il traffico ferroviario regionale, a cui manca più di un miliardo. Dal prossimo anno si prevedono riduzioni del servizio per i pendolari tra 10 ed il 20%, con aumenti delle tariffe fino al 78%. Il depotenziamento dei trasporti pubblici potrebbe causare la messa in mobilità di circa ventimila addetti senza alcun ammortizzatore sociale. L’abolizione del contratto collettivo di lavoro e la sua sostituzione con contratti individuali sottoscritti dai dipendenti stanno rinnegando l’intera storia sindacale italiana. Se Berlusconi viene sfiduciato scompare il pericolo che l’Italia venga travolta da un regime dinastico, ma le ferite di un Paese oltremodo sfibrato dalle mafio-cricche rimangono aperte. Con esse avanza il rischio di un’incurabile setticemia. Il leggendario castello di Camelot non sta dietro l’angolo. Lungi dal propendere per qualche grembiulino meno sporco va sottolineato che chiunque assumerà l’incarico di governare non porterà “salvezza” sottoscrivendo scelte poste nel range stabilito dall’Unione europea, dal Wto, dal Fmi e dalla Bce. Un qualunque esecutivo d’armistizio, che accetti supinamente le coordinate imposte dagli organismi citati, non potrà fare altro che aumentare il volume di fuoco sui soggetti più deboli. In assenza di sovranità monetaria, con un’economia reale rattrappita, cercando di saldare il debito crescente verso i banchieri, schizzato alle stelle per acquistare euro, si allungherà solo l’agonia di un Paese svenduto alle logiche del monetarismo spinto. Grecia, Irlanda e Portogallo insegnano che le medicine somministrate d’imperio sotto il controllo di poteri sovranazionali uccidono chi si è ammalato seguendo proprio i “consigli” forniti dai loro think thanks. Gli economisti, ai quali spesso si guarda per presiedere governi tecnici, così come stanno facendo i “traditori” dell’ultima ora, sono indottrinati e addestrati per accreditare il pensiero economico prevalente, quello della sempreverde industria bancaria. L’attuale Ue è creatura di Jean Monnet, inventore e guida di organismi cooperativi europei sotto egemonia anglo-americana. Secondo Monnet le istituzioni sovranazionali sono più importanti di quelle dirette dai cittadini stessi. Come ogni personaggio funzionale a questo o a quel sistema dominante è salito alla gloria degli altari laici e la sua effige si trova persino sui francobolli. Per comprendere meglio i dogmi senza tempo delle oligarchie finanziarie vale la pena di riportare parte di un articolo scritto da Louis Even, lì dove cita una direttiva dei banchieri allegata ad un atto del Congresso Americano e connesso al “panico finanziario” del 1893: “Siamo ad autorizzare i nostri addetti ai prestiti degli Stati Occidentali ad erogare prestiti sulle proprietà e per somme di denaro ripagabili entro il 1° settembre 1894. Nessuna scadenza importante deve superare questa data. Il 1° settembre 1894 rifiuteremo categoricamente tutti i rinnovi di prestito. In quel giorno, richiederemo la restituzione di tutto il nostro denaro, pena il pignoramento dei collaterali. Le proprietà ipotecate diventeranno nostre. (…) Pertanto saremo in grado di acquisire, ad un prezzo a noi confacente, i due terzi delle fattorie ad ovest del Mississippi ed altre migliaia di fattorie ad est di questo grande fiume. Saremo addirittura in grado di possedere i tre quarti delle fattorie occidentali oltre a tutto il denaro del Paese. Gli agricoltori diventeranno dei meri affittuari, proprio come in Inghilterra” (http://www.michaeljournal.org/bankphilo.htm). Dopo l’era Berlusconi, l’Italia ha, ancor più di ieri, bisogno di trasparenza. Ciò vale sia per l’immarcescibile “casta” degli affari secretati che per l’Ue, anche questa cresciuta troppo nell’oscurità. La Bei (Banca europea per gli investimenti) senza neanche avere lo straccio di un mandato politico è il più grande erogatore pubblico mondiale di prestiti. Essa non disdegna di finanziarie società multinazionali e spesso i fondi dei contribuenti (italiani compresi) sono stati utilizzati in maniera fraudolenta al fine di riciclare denaro, di favorire l’arricchimento personale e l’evasione fiscale. Una parte dei suoi finanziamenti sparisce in banche africane e passa usualmente per le mani di negoziatori con sede nei paradisi fiscali quali le Mauritius e il Lussemburgo. Fini, Casini e Rutelli forse ci libereranno da Berlusconi, ma bisognerà fare attenzione a non finire mani e piedi nelle fauci dei draghi cari all’Ue, ai manovratori d’oltremanica e a quelli d’oltreoceano.

Antonio Bertinelli 5/12/2010

Pubblicato da antoniobertinelli

Melius cavere quam pavere

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: