vecchi pensieri 85 (Le pentole del diavolo)

Le pentole del diavolo

Il termine democrazia è oggi tanto criptico quanto diffusamente impiegato. Se ad esso si associa la determinazione a ricognire il contesto per realizzare il bene comune, le operazioni dei governi, al di là dei panegirici, dovrebbero essere svolte alla luce del sole. L’odierna morfologia del potere sottolinea invece quanto la distanza tra governanti e governati sia irrecuperabile. Il potere è sempre più opaco, rifiuta confronti e critiche, non ammette verifiche, elargisce resoconti infedeli di azioni il cui scopo ultimo è quello di servire in prevalenza cause di stampo oligarchico. Al crogiolo dell’agorà si sono sostituiti gruppi di giro, alleanze e cordate che traggono forza dalle disparità sociali e dall’illegalità. Tante catene invisibili che pervadono le istituzioni ed agiscono nell’ombra, ridisegnando anche l’apparato normativo, quando serve, per soddisfare interessi di parte. Salus rei domini suprema lex est. Non occorre alcun controllo, dice il Conducator con paterna condiscendenza, perché il mio governare, con buona pace dei “magistrati rossi”, è del tutto irreprensibile. Infatti, senza che l’opinione pubblica ne abbia la giusta percezione, per esportare libertà all’americana siamo praticamente in guerra. Per legiferare nell’interesse generale (?) si ricorre ai colpi di mano. Questo governo, malgrado una larga maggioranza, ha superato abbondantemente la soglia delle trenta fiducie richieste in aula. Le norme più rilevanti sono contenute in decreti (quasi sempre omnibus) con materie estremamente eterogenee e reciprocamente slegate, tanto che sfuggono alla stessa conoscenza dei parlamentari. Il metodo può essere assimilato alla marcia di vere e proprie carovane in terra di frontiera che, ad ogni sosta, vedono aggiungersi un nuovo carro fino a diventare inarrestabili. La Democrazia dovrebbe avere tra le sue caratteristiche la pubblicità del potere e dovrebbe per questo assicurare anche la nascita di leggi monotematiche. I regimi sono al contrario portati a sovvertire, a disinformare e ad ammantare di silenzio persino la loro attività legislativa, usualmente e disinvoltamente commissionata da cangianti congreghe. La più potente è quella delle banche con le quali, priva di sovranità monetaria, l’Italia ha contratto un debito pubblico astronomico e sostanzialmente inestinguibile. Segue il cappio leviatano della Ue alle cui disposizioni, tra l’altro, sacrificheremo, entro il 2011, anche l’Arma dei Carabinieri. Chiude il cerchio il modus operandi di Silvio Berlusconi & Co, al quale tanti modesti comprimari della scena politica nazionale hanno consentito e consentono, in palese e plurimo conflitto d’interessi, di legiferare per se, per gli amici e per gli amici degli amici attraverso decreti milleproroghe o decreti omnibus. Per mezzo di tali strumenti, previsti dalla Costituzione solo in situazioni particolari, si sono “sistemate” furtivamente una miriade di faccende, tutte lontane dagli interessi dei cittadini e sovente in contrasto con essi. Si è varata una sanatoria per le affissioni abusive delle campagne elettorali. Gli immobili “cartolarizzati” prima a prezzo di favore e poi rimasti invenduti sono stati restituiti agli Enti Previdenziali facendo pagare loro il prezzo di mercato. Alla Società Autostrade è stato consentito di assegnare i lavori di costruzione e di manutenzione senza effettuare gare d’appalto. All’editoria “fasulla” è stato erogato un mucchio di denaro pubblico. Il bene acqua, non a caso ribattezzata “oro blù”, ha assunto interesse finanziario. Analoga sorte è toccata al settore dei rifiuti. Facendo leva sul “senso di responsabilità delle opposizioni”, con riferimento alle “missioni di pace”, è stata posta in essere l’ambiguità tra Isaf ed operazioni assimilabili all’Enduring Freedom. Fra un emendamento ed un codicillo, si è tentato di svuotare i grandi processi in corso per bancarotta, la Mondadori ha risparmiato oltre trecentoquaranta milioni con il fisco e, grazie alla Lega, costituire una “banda armata” non è più reato. A motivo di un ennesimo decreto omnibus, da poco convertito in legge, c’è da chiedersi se la Tirrenia farà la stessa fine dell’Alitalia. L’elenco potrebbe continuare a lungo, ma quanto evidenziato, analizzando poi in ultimo il Ddl “Collegato Lavoro”, ancora in itinere, rende bene lo spirito con cui opera il legislatore. Primeggia chi riscrive la realtà, chi distrugge il linguaggio, chi riesce a mortificare i contenuti e le forme della comunicazione, chi nutre gli istinti più bassi, chi costringe i cittadini a giocare allo strip poker con carte truccate, giustificandosi poi nel raccontare loro che “There is no alternative”. Nel Paese, reso del tutto afasico, i corridoi che collegano tra loro le stanze degli intrighi indicibili sono numerosi ed oscenamente trafficati. Se oggi registriamo il sodalizio tra lo Stato e i Corallo’s, da troppi anni assistiamo al moltiplicarsi delle maschere e subiamo il peso di un’autorità tanto priva di autorevolezza quanto di limiti. Sotto l’egida di improbabili cavalieri e di presunti gentiluomini pontifici, l’Italia è finita nelle grinfie di un gruppo di canaglie e le ferite inferte al corpo sociale sono numerose. Il motto della Massoneria è “Ordo ab chao”. E’ lecito pensare che il caos deliberatamente coltivato da questo esecutivo trasmetta inquietudine non soltanto alla massa ma anche a chi comanda. Il capo della ‘ndrina sa di poter finire all’ergastolo, il sepolcro imbiancato colluso con la mafia è consapevole di obbedire con il rischio di finire sotto i colpi della lupara, l’avido non sa mai quando le sue vittime passeranno dal ricordo all’azione ed il despota, proprio perché approfitta di un circuito perverso di consensi, sa bene che coloro ai quali ha reso la vita impossibile non dimenticano. Lo sputtanamento della “casta” è condizione necessaria ma non sufficiente per risalire la china. Anche se è molto difficile, andrebbe individuata un’altra arena per promuovere un maggiore impegno collettivo e così facilitare la nascita di una Democrazia lontana dalla sterile retorica e dai connessi tripudi che scendono cacofonicamente dall’alto.                            

Antonio Bertinelli 6/10/2010

Pubblicato da antoniobertinelli

Melius cavere quam pavere

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