vecchi pensieri 80 (Non sempre ai tuoni segue la pioggia)

Non sempre ai tuoni segue la pioggia

Il potere è facoltà di disporre della libertà altrui, di influenzare, controllare, guidare la vita di una comunità politica attraverso una mescolanza variabile di strumenti, compresi quelli coercitivi e non ultimi quelli mediatici. Il potere, da sempre, si presenta come possibilità di dominio. L’identificazione di potere e ingiustizia permette a Trasimaco di sostenere che l’ingiusto, essendo forte, è in grado di sopraffare i giusti e quindi di trarne vantaggio anche attraverso la produzione normativa. In questa società del possesso dove i valori tradizionali, se mai chiamati in causa, sono sbandierati per ingannare il prossimo, i camaleonti hanno buon gioco. Con i governi avvicendatisi dopo Tangentopoli il vecchio padrone delle ferriere, anche se con tecniche maggiormente sofisticate rispetto a quelle del passato, è tornato più forte di prima. Imbaldanziti dalle innovazioni in materia giuslavoristica e dal clima politico di questi ultimi anni, i grandi prenditori dettano legge. La vicenda dei tre operai della Fiat licenziati e reintegrati non è unica. Ci sono stati tanti altri casi dove quanto stabilito dal giudice non ha sortito l’effetto sperato perché le aziende hanno scorporato il ramo interessato dalla sentenza o hanno cambiato ragione sociale. Nel caso di Sergio Marchionne si presenta una situazione più articolata. Alle spalle dell’a. d. della Fiat c’è la Philip Morris, multinazionale statunitense dai poliedrici interessi commerciali, che è tra quelle più beneficiate dalle privatizzazioni serbe seguite allo smantellamento della vecchia Jugoslavia. Figuriamoci quanto possono ormai incidere i politici italiani sulle scelte tattiche di certi colossi. Visto fin dove siamo arrivati, accantonando gli ideali dietro cui non è facile nascondersi dopo tanti anni di fiancheggiamento, ci sorge spontaneo chiedersi come mai Gianfranco Fini abbia rotto con il Pdl e lo ha abbia fatto solo ultimamente. Ormai oltre che tra i governanti il marcio è nello stesso spirito delle leggi. Ci sono norme che attaccano il mondo del lavoro, che riducono la trasparenza, che mortificano il libero mercato e la capacità imprenditoriale; che vanificano la concorrenza, che promuovono la formazione di cartelli e di consorterie varie, spesso vere e proprie associazioni a delinquere. Poi ci sono quelle nate esclusivamente ad usum domini. Dopo aver subito le varie “riforme della Giustizia”, la legge non è più uguale per tutti e lo sarà sempre di meno. C’erano una volta la maggioranza che “governava” e l’opposizione che “controllava”. Ora esistono il partito del fare e poi tutti gli altri, a volte in ordine sparso ed altre volte uniti nel malaffare coltivato e promosso da lobbies nazionali ed internazionali. Parafrasando Giorgio Bocca non vi è nulla di più solido, di più certo, di più intoccabile che la disonestà al potere. Ed allora perché, mentre tutti gli altri reggono il sacco ben sapendo che se cade il boss finisce il banchetto, i finiani sembrano intenzionati a rompere il sodalizio? Uno dei molti problemi dell’Italia, peraltro già indebolita come Paese della Ue, dall’euro e dalla globalizzazione, non è tanto stabilire chi si candiderà alla successione di Silvio Berlusconi ma è quello di trovare i modi per sconfiggere il disegno di sovvertire il suo assetto costituzionale e le opportunità per sganciarsi dal new world order. Tutte le operazioni del capitalismo transnazionale, che sono parte integrante del Washington Consensus, stanno dividendo il pianeta come una torta ed anche noi ne stiamo pagando gli esiti. Lo sanno sia G. Tremonti che P.L. Bersani, ma non ne parlano. Sinistra e destra, fittiziamente contrapposte, sono fuse con i programmi e con le strategie affaristiche sia di Confindustria, sia quelle d’impronta anglo-americana che hanno visto i prezzi dell’oro quadruplicare rispetto al 2001. L’Italia è diventata il far west delle “libertà” dove alle scorrerie dei berluscones si sono aggiunte persino quelle di Mu’ammar Gheddafi, che adesso vuole arrivare a detenere il 10% dell’Eni. Come sanno bene certi intraprendenti pugliesi e come sanno anche i cattolici di C.L. i soldi non puzzano, gli affari non conoscono confini o colori di partito. Nel Pd odierno si fa appena cenno alla situazione economica, all’impoverimento dei cittadini alla débàcle del sistema produttivo e alle speculazioni. Gli ex aennini hanno votato tutte le leggi che sono serviti al capo e ai suoi sodali. Parlare di legalità solo oggi è davvero un fatto curioso. Può e vuole Fini realizzare un blocco politico-sociale a presidio della Repubblica? Diversi fatti ci portano a pensare che dietro ai finiani ci siano interessi mossi da Wall Street, dalla City e dalla Commissione Europea. Niente di nuovo sotto il sole. Difficile immaginare che a questi tuoni segua la pioggia. Abbiamo visto Massimo D’Alema spianare la strada all’impero mediatico di Berlusconi, abbiamo visto conferire ad Emma Bonino  l’Open Society Prize di George Soros, abbiamo visto Fini insignito della Menorah d’Oro, abbiamo visto celebri arrampicatori nominati Gentiluomini di Sua Santità. Oggi spezziamo una lancia in favore della piazza per un’Italia che vuole rinascere dalle macerie, e non solo quelle dei terremoti, sotto cui è stata sepolta.

Antonio Bertinelli 30/8/2010

Pubblicato da antoniobertinelli

Melius cavere quam pavere

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