vecchi pensieri 71 (Dios Balanos)

Dios Balanos

Circa tre anni fa Giulio Tremonti scriveva:”Va a stare ancora peggio chi stava già peggio. Sta meglio solo chi stava già meglio. E non è solo questione di soldi. Perché la garantita sicurezza nel benessere che sarebbe stato portato dalla mondializzazione si sta trasformando in insicurezza personale, sociale, generale, ambientale”. Oggi, a proposito della vicenda relativa allo stabilimento Fiat di Pomigliano d’Arco, con annesso stravolgimento delle norme sul lavoro, Tremonti plaude all’accordo sindacale quale positivo cambiamento per il Paese. In questi ultimi anni il custode del “tesoro italiano”, già fautore di inusitate critiche contro lo strapotere delle banche, ha detto di tutto ed il suo esatto contrario. Se per certi versi sembra che anche le aziende, volenti o nolenti, debbano accettare la logica imposta dai mercati globali, non si può escludere che il modello di sviluppo abbracciato dall’Europa possa essere foriero di prossime guerre tra poveri. Quanti accetteranno di produrre in cambio di salari insufficienti per vivere e di continuare ad indebitarsi per consumare? E fino a quando? Siamo ormai abituati ai dondolii verbali di Tremonti, come lo siamo ai proclami di chi vuole mettere il bavaglio all’editoria, alla stampa, al web, vuole inoltre modificare la Costituzione e “riformare” la Giustizia. L’Italia è notoriamente terra di magliari e il “ravvedimento” finale di un qualche Antonio La Trippa può trovare collocazione solo in un film. Le dichiarazioni degli “eletti” vanno sempre prese con riserva, chi vuole limitare le intercettazioni della Magistratura è consapevole che altri continueranno a spiare, ad intercettare, ad introdursi nei computers altrui, al solo fine di soddisfare interessi specifici e senza alcuna garanzia per il cittadino indebitamente controllato. Dunque, più che alle dichiarazioni dei politici, bisogna attenersi ai fatti, sia a quelli attuali che a quelli trascorsi. La scuola è stata sventrata, i dipendenti statali sono stati criminalizzati, i trattamenti ed i limiti pensionistici sono stati riveduti, i rapporti di lavoro sono stati oltremodo precarizzati, i licenziamenti sono all’ordine del giorno, i giovani lavoratori sono stati trasformati in tante “partite iva”, la libera concorrenza è rimasta un sogno, il welfare è stato privato di idonei finanziamenti, i disabili sono stati abbandonati a loro stessi, l’assistenza sanitaria si è deteriorata, la Rai, un tempo lottizzata secondo le regole del manuale Cencelli, è diventata la voce più possente del regime. Le promesse sui benefici dell’Europa allargata ad Est e sulle proprietà miracolistiche del mercato globale si sono rivelate false, l’Italia vede per di più giungere a compimento i propositi di un potere mafio-massonico penetrato nei gangli dello Stato, omogeneo come non mai. L’autocrate allergico alla Costituzione sta superando le aspettative del maestro e sta riuscendo dove, per il noto epilogo di un’oscura guerra intestina, aveva fallito nel 1981 il club guidato da Licio Gelli. Per il fallimento di quel golpe, il quarto in ordine di tempo dopo quelli del 1964, del 1970 e del 1973/74, si possono fare solo delle congetture. Vale la pena di rinverdire quanto documentato in proposito. Dei duemila iscritti alla famosa fratellanza ne sono stati identificati meno della metà, tra gli affiliati risultavano un segretario di partito, parlamentari, ministri, generali dei Carabinieri, generali della Guardia di Finanza, generali dell’Esercito, generali dell’Aeronautica Militare, ammiragli, magistrati, grand commis, direttori e funzionari dei servizi segreti, prefetti, questori, ambasciatori, giornalisti ed imprenditori. La Commissione d’Inchiesta Parlamentare, presieduta da Tina Anselmi, scrisse che la loggia Propaganda Massonica 2 fu impiegata per i peggiori crimini di questo Paese, che fu usata come camera di compensazione tra interessi diversi, come punto d’incontro per una mediazione politica, per influenzarla, per condizionarla tramite ricatti, soldi ed altre peggiori azioni. Non sono mai emersi elementi per individuare quella che l’Anselmi definì una “doppia piramide rovesciata”. Alla direzione della prima c’era Gelli, ma lo stesso, secondo la Presidente della Commissione, era anche il punto d’inizio della seconda, ai cui vertici si trovavano dei burattinai internazionali. Comunque più che le metafore sono gli eventi e le morti che aiutano a comprendere. L’unico a subire una condanna definitiva, e solo per il crac del Banco Ambrosiano, fu il maestro venerabile della citata loggia massonica che, contrariamente alle conclusioni ufficiali, non era certamente avulsa dalle formazioni partitiche, ma anzi era perfettamente organica alla classe dirigente di ieri, così come potrebbe essere un tutt’uno con quella di oggi. Si allibisce frequentemente per le politiche adottate da Muammar Gheddafi o per quelle messe in atto da Vladimir Putin. Al primo si rimprovera di non aderire ad alcun trattato per la tutela internazionale dei migranti, al secondo si imputa la sbrigativa efficienza nel disfarsi dei giornalisti che lo infastidiscono. Non merita forse altrettanta attenzione la storia non scritta della P2? Di indagini “pericolose” destinate a finire in un nulla di fatto ce ne saranno ancora, ma non bisogna sottovalutare che, nello spazio di un quinquennio, all’interno della trama in cui ha operato quella loggia massonica si sono verificate almeno venticinque morti “misteriose”. Non è particolarmente rilevante stabilire sotto quale etichetta associativa si mettono in atto dei rapporti affaristici illeciti o si compiono azioni eversive. La loggia di Gelli fu sciolta con la legge n. 17 del 25 gennaio 1982, il Grande Oriente d’Italia ne prese le distanze, eppure alcuni magistrati continuano ancora oggi ad imbattersi nell’intreccio di poteri oscuri che controllano lo Stato nella sua interezza. Mentre il gotha economico-finanziario, pur in presenza di un enorme debito pubblico, macina profitti e guadagni stellari, il ceto medio viene sempre più schiacciato verso il basso e le masse popolari sono condotte progressivamente alla schiavitù. I nominativi di molti iscritti alla P2 ritornano con martellante puntualità in tutte le inchieste sugli arcani d’Italia. Alcuni di loro hanno fatto carriera ed il piano di rinascita democratica stilato da Gelli fa da base programmatica all’attuale Governo. La crisi economica e le fragilità europee si fanno sentire in tutta la loro pesantezza, marciano inoltre di pari passo con la svolta liberticida dell’establishment politico. Abbiamo scampato altri disegni eversivi e c’è da augurarsi che anche questa volta fuoriesca dal consueto buio, in cui s’incontrano e si scontrano i rappresentanti di interessi colossali, la soluzione per sfuggire ai progetti dell’irriducibile caudillo.

Antonio Bertinelli 16/6/2010       

Pubblicato da antoniobertinelli

Melius cavere quam pavere

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