Codice d’onore
La terapia Brunetta non ha sortito gli effetti reclamizzati dallo stesso Ministro della Funzione Pubblica. Era fin troppo palese che la guerra senza quartiere condotta contro i “fannulloni” con stipendi da mille o poco più euro al mese non avrebbe potuto sanare l’inefficienza della P. A. Tutta nelle mani di inossidabili boiardi di Stato legati a doppio filo con la casta politica, longa manus dei vari poteri forti, non poteva di certo garantire servizi adeguati modificando le fasce orarie di reperibilità del dipendente malato. La class action, sbarcata in Italia con estremo ritardo rispetto ad altri Paesi, e tenuta al palo per sei anni, non sarà infatti applicabile alla Pubblica Amministrazione, né ai vari gestori di Servizi in Concessione. Non pago di un risultato modesto, e sulle cui ricadute “positive” ci sarebbe molto da discutere, il vulcanico Ministro, avvezzo a scorribande educative in settori diversi da quelli che gli sarebbero propri, oggi auspica una revisione costituzionale fino a cambiare gli articoli che riguardano i sindacati, i partiti e l’Europa. Lo stesso R. Brunetta chiede di completare il percorso federalista e fare le riforme “per riportare l’equilibrio tra il potere politico e l’ordine giudiziario. Oggi il potere politico è in balia della cattiva Giustizia, bisogna intervenire sull’immunità parlamentare”. E’ presumibile che le sue esternazioni per modificare anche la prima parte della Costituzione siano solo manovre diversive. E’ un vecchio trucco chiedere di tutto e di più per poi ottenere sotto banco quello che interessa effettivamente agli “spingitori di cavalieri”. Non è poi così importante capire se R. Brunetta stia facendo il battitore libero o un gioco di squadra, si deve invece vigilare sulla consuetudinaria attività di quei personaggi politici a cui è stato concesso in appalto il ruolo dell’opposizione. In ultima analisi la casta degli “eletti” sa bene che i principi fondamentali della Costituzione (a cominciare dal primo) sono spesso aggirati, elusi ed interpretati secondo le circostanze. Quello che interessa veramente ai fautori del nuovo è di adeguare la Carta agli imperata della “roba”, di smontare il CSM e la Corte Costituzionale, di riformare la Giustizia per renderla funzionale alla politica e di concentrare la maggior parte dei poteri nelle mani del Presidente del Consiglio di volta in volta “unto” dalla volontà popolare. Ai cialtroni che si strappano i capelli per le prove di forza, di cui accusano l’Esecutivo, vorremmo ricordare il non lontano colpo di spugna sulle intercettazioni. La legge, con lo scrutinio segreto, ha ottenuto venti voti favorevoli in più di quelli su cui avrebbe potuto contare la maggioranza parlamentare. Alla dirigenza del PD vorremmo ricordare i suoi ventidue deputati assenti durante la votazione sullo “scudo fiscale”. Se andiamo indietro nel tempo possiamo ricordare che agli inizi degli anni novanta del XX secolo, grazie ai buoni uffici dei “compagni”, l’IRI alienò le più grosse aziende italiane, privatizzandole senza consentire delle vere liberalizzazioni. Anche allora i soliti amici di chi fa politica per arricchirsi a spese della collettività diedero in cambio allo Stato solo qualche piatto di lenticchie. Oggi siamo arrivati all’elogio dell’inciucio e sentiamo dire a L. Violante che “Gli antiberlusconiani irriducibili sono i migliori alleati di Berlusconi”. Come non ci hanno mai appassionato le confessioni di certe “accompagnatrici” sulle performances sessuali dell’utilizzatore finale, così non ci interessano le contrapposizioni di tipo personale spacciate per attivismo politico. Ci preme invece sapere a che gioco sta giocando quello che un tempo venne definito coloritamente il piccolo Vichinsky, quello che illo tempore, occupandosi di mafia, faceva riferimenti al “terzo livello” e caricò la “trappola” per G. Andreotti, quello che, illuminato sulla via di Arcore, nel 2003 poi declamò: “(…) L’Onorevole Berlusconi sa per certo che gli è stata data la garanzia piena, non adesso ma nel 1994, che non sarebbero state toccate le televisioni quando ci fu il cambio di Governo. Lo sa lui e lo sa l’Onorevole Letta. Comunque a parte questo, la questione qui è un’altra: voi ci avete accusato di regime, nonostante non avessimo fatto il conflitto d’interessi, avessimo dichiarato eleggibile Berlusconi nonostante le concessioni, avessimo aumentato durante il centrosinistra il fatturato di Mediaset di 25 volte (…)”. Questo fulgido esempio di consociativismo a danno dei governati e la provata devozione al padrone ci fanno diffidare della quasi unanimemente celebrata “bozza Violante”. E’ verosimile pensare che l’imperversare di corruttori e corrotti renda impossibile qualunque tentativo di rinnovamento agito da chi è dentro le Istituzioni. C’è un cartello di impresentabili, così come viene percepito da molta stampa estera, che si tengono sotto ricatto a vicenda. Quando mai potrà accadere che qualcuno venga colto da un sussulto di dignità? Recentemente c’è stato chi si è ammazzato in quanto si sentiva responsabile per i licenziamenti dei propri dipendenti o chi lo ha fatto sentendosi in colpa per le perdite causate ad alcuni investitori di cui il suicida curava gli affari. Nel 1706 P. Micca, durante la guerra di successione spagnola, salvò Torino dall’assedio francese facendo saltare con una bomba la galleria d’accesso alla città e morendo egli stesso sotto il crollo. Ci sono state epoche in cui si preferiva non sopravvivere all’onta del disonore, ci si suicidava per difendere un principio superiore (la patria, altre vite umane, etc.). Il suicidio è stato ed è a volte consigliato a chi per lavoro si è trovato e si trova a solcare le acque sporche che lambiscono, penetrano ed insozzano le Istituzioni. Analogo codice d’onore viene suggerito a chi è testimone scomodo di vicende oscure, magari come quello relativo all’incidente occorso alla Moby Prince. Si lasci la retorica ad eventi con platee mummificate. Si riservino le frasi di circostanza alle varie distribuzioni di medaglie di cartone. E’ inutile contrastare la lungimiranza di quei padri che incitano i figli a lasciare l’Italia, è inutile sottolineare che la società civile può dare lezioni ai protagonisti dell’attuale politica. In attesa che San Precario rimetta in fermento il Popolo Viola, possibilmente per un “basta sterco day”, se il peso del ricatto a cui si soggiace in ragione del proprio incarico pubblico è eccessivo, quando il prezzo da pagare continua a ricadere sull’intero Paese non sarebbe disdicevole uscire definitivamente di scena nell’interesse del bene comune. G. Falcone era solito dire: “Il coraggioso muore una volta, il codardo cento volte al giorno”.
Antonio Bertinelli 3/1/2010