Il sangue del premier
Il sangue versato dal primo ministro a causa di un povero psicolabile si presta a rispolverare la politica con la p (o forse con la i?) maiuscola, quella di cui è da molti anni propugnatore Aramis. Era scritto nelle stelle che, con l’insediamento alla segreteria dei democratici di P.L. Bersani, sarebbe tornato puntualmente in auge il moschettiere di C. Petruccioli. Come se non bastasse il pizzino di N. La Torre di cui scrivemmo in questa sede il 5/12/2008 (http://forum.panorama.it/f21/parlame…d-altro-t8938/) per indicare la grande familiarità che hanno certi parlamentari con inciuci trasversali di ogni genere, ecco disvelarsi l’oracolo di M. D’Alema. Per conferire dignità al suo modo d’intendere la politica chiama in causa l’art. 7 della Costituzione. Dopo l’incidente occorso al Presidente del Consiglio è bene che i falchi vengano rinchiusi nelle voliere, è bene che la grettezza espressiva, di cui sono stati campioni alcuni inventori della Padania, venga dimenticata, è bene evitare le prove di forza ed è bene sedersi ad un tavolo per fare il punto della situazione, non disgiunto da un esame di coscienza. L’ennesimo annuncio per oscurare il web è stato quanto di peggio potesse venire in mente agli eroi dell’intransigenza squadrista, un tempo nera ed oggi mutante verso il verde. Neanche a B. Obama, malgrado sia spesso bistrattato sulla Internet americana, è mai saltato in testa di censurare la rete. Forse non bastano la ridondanza dei controlli e l’impiego di numerosi hoaxers per monitorarla più di quanto sarebbe necessario? Il clima natalizio e l’auspicata vittoria dell’amore da parte del premier non ci distoglie dal pensare alla maniera d’intendere la realpolitik di certi vecchi “compagni”. Il riemergere da dietro le quinte di M. D’Alema è naturalmente provvidenziale per tarpare le ali a G. Fini. I sempre più ricorrenti mal di pancia istituzionali di quest’ultimo hanno seminato perniciosi sbandamenti tra le fila del PDL. A quale migliore antidoto si potrebbe ricorrere per quello che a certuni appare come incipiente e fastidioso meteorismo del Presidente della Camera? Non sembra bastare l’azione dei pennivendoli assoldati per killerare tramite i dossier (veri o falsi) messi strumentalmente a loro disposizione. Sembra che non basti ancora lo sfilacciamento del tessuto nazionale dovuto, tra l’altro, sia ai vecchi che ai nuovi diktats xenofobi della Lega. Chi ha soffiato irresponsabilmente sul fuoco viene ridotto a più miti consigli. Le colombe suggeriscono di fare dietro front e di tornare sui sentieri già percorsi, che risultano dunque più praticabili. M. D’Alema può servire all’uopo, e che il Paese vada pure in malora mentre ci si distoglie dai pensieri con la TV dal volto umano, ci si tranquillizza con “Il Giornale” o ci si affranca dalle frustrazioni leggendo “Il Fatto”. La lettura di questo quotidiano può essere liberatoria, può essere motivo di amarezza, può essere gradita o sgradita ma che tenendolo tra le mani si rischi di essere aggrediti fisicamente, come è già accaduto a Foligno, significa che siamo ormai risucchiati nella spirale della barbarie. Tutti indistintamente debbono sforzarsi per trovare una via d’uscita, ma l’ennesimo inciucio, cosa ben diversa da un legittimo e necessario compromesso, rischierebbe di farci sprofondare su una strada che già rischia di essere senza ritorno. La retorica di chi tenta di salvare il salvabile e la preghiera di G. Napolitano a non andarsene dall’Italia sono pannicelli caldi. Acqua e chiacchiere non fanno frittelle. Non sempre è possibile salvare capra e cavoli.
Antonio Bertinelli 20/12/2009