Anche se i miasmi prodotti dall’inarrestabile macelleria sociale, in funzione dagli anni Novanta del secolo scorso, con ritmi sempre più accelerati, contaminano l’atmosfera, volendo sperare in una salvifica ventata di radicali cambiamenti, continuiamo a tenere socchiusa quella finestra che ci permette di esaminare le peculiarità del nostro sfortunato Paese. Altrove in Europa, dove gli esecutivi risultano meno sensibili alle pressioni delle forze “occupanti”, sono aumentati i sostegni sociali ed i salari, qui il nuovo governo ha deciso di recidere tutto, dalla spesa sanitaria al superbonus. Veniamo a sapere con raccapriccio che ad Atlanta, in Georgia, un trentacinquenne afroamericano, arrestato per una rissa, dopo tre mesi è stato trovato morto all’interno di una cella del carcere, divorato vivo da pidocchi e cimici, eppure non ci accorgiamo che in Italia è stata subdolamente allargata la “categoria del terrorismo”. Oggi basta contestare magari con una frase inadatta per trovarsi in guai seri. Nel contesto nazionale, generalmente drammatico, ci conforta soltanto che oggi la Consulta, come scrive nel suo comunicato dopo la camera di consiglio, ha preso una decisione in continuità con i suoi numerosi e conformi precedenti e quindi ha bocciato come costituzionalmente illegittimo l’articolo del codice nella parte in cui vieta al giudice di considerare eventuali circostanze attenuanti come prevalenti sulla circostanza aggravante della recidiva nei casi in cui il reato è punito con la pena edittale dell’ergastolo. Dunque l’anarchico Alfredo Cospito può ragionevolmente sperare in uno sconto di pena. In ventidue istituti penitenziari italiani ci sono 759 detenuti sottoposti al regime carcerario duro, in buona sostanza una tortura, che ha calamitato più volte l’attenzione della Corte dei Diritti Umani di Strasburgo, la quale ha condannato l’Italia in diverse occasioni. Ci viene fatto notare, ad esempio, che in Cina la censura online è diventata sempre più pervasiva e sofisticata, quale principale strumento per soffocare le critiche al governo. Si salta a piè pari il fatto che nel nostro Paese “democratico” l’arroganza di chi ha un pur minimo potere, lo stile cavilloso-repressivo ricorrente un po’ dappertutto, le diffuse sanzioni esagerate e la pan-penalizzazione primeggiano a detrimento della ricerca di soluzioni per le tante emergenze divenute ormai endemiche. Ci hanno scodellato la prodigiosa “cattura” Di Matteo Messina Denaro e ci hanno anche fornito particolari sulle sue relazioni amorose, ma regna un silenzio di tomba su altre mafie e su altri mafiosi , da sempre impuniti ed intoccabili, che inquinano e parassitano ogni settore della vita associata. Alla regola non sfuggono diversi ambiti della giurisdizione dove, tra le tante perle, non manca il disprezzo per il principio di non colpevolezza peraltro previsto dalla Costituzione. E’ una costante il vezzo d’intaccare l’onorabilità e sporcare irrimediabilmente il “bersaglio” dell’azione giudiziaria ancor prima di iniziare il processo. Non raramente la cosa può avere un fine veramente molto poco nobile. Abbiamo avuto il piacere ed il privilegio di conoscere magistrati di grande valore. Avvertiamo l’inderogabile necessità che ne arrivino altri con lo stesso spessore umano e professionale, che ne arrivino capaci di vincere l’omertà di quella rete corrotta i cui provvedimenti sono indirizzati ideologicamente o condizionati dal perseguimento di interessi personali. Un tempo non era immaginabile che delle toghe, calpestando il diritto di rappresentanza (artt. 1387 e ss. del codice civile), cancellassero illegittimamente la procura generale di Tizio per nominare amministratore di sostegno Caio, senza che Tizio avesse violato il suo mandato. Un tempo non accadeva che per difendersi dalla nomina di un AdS esogeno, assegnato al “beneficiario” da un giudice tutelare, la famiglia o qualche suo componente si riducesse sul lastrico e che altri consanguinei fossero portati al disastro finanziario. Una volta non esisteva la malfamata legge n. 6/2004 (figlia di una struttura mentale come quella sottesa all’applicazione delle norme razziali hitleriane) che mieteva decine di migliaia di vittime. Il vanto di aver messo a punto questa norma spetta al secondo governo Berlusconi. La costumanza di numerosi magistrati di estromettere dagli incarichi quali AdS i familiari (spesso accusati strumentalmente di illeciti penali) origina, tra l’altro, anche uno stillicidio di illeciti. Con stoicismo riprendiamo la cronaca infinita di vicende a detta legge collegate.
La storia che stiamo narrando ha fatto registrare altre novità. Il nostro amico non aveva mai pensato di sollevare obiezioni sul patrimonio ereditato insieme alla sorella (ridotto a ben poca cosa grazie all’azione dei “benefattori” andati, alla fine del 2019, in soccorso dell’anziana madre). La mediazione sulla divisione dell’eredità è stata richiesta dall’AdS della sorella e adesso, per una “dimenticanza” dello stesso avvocato, è finita in stallo. La procedura citata prevede degli incontri per arrivare all’accordo. Nel secondo di questi incontri i due fratelli, secondo il valore della presunta “controversia” ereditaria, valore fissato da avvocati, hanno dovuto pagare ciascuno 813,34 euro.
Per ragioni di spazio alleghiamo solo una delle due quietanze:

Un’altra novità riguarda la recente visura del fascicolo relativo alla madre deceduta l’11 luglio 2022, sulla cui amministrazione extrafamiliare sta indagando la procura della Repubblica competente. Dal carteggio mancano tanti documenti. Per la precisione risultano smarriti: quattro certificati medici; due richieste di visite mediche specialistiche; l’istanza in forma libera dell’istante fatta al G.T. per chiedere la nomina quale A.d.S. di XXXX del 15/6/2020; la comunicazione inviata all’istante dall’avv. C. G. del 29/6/2020; la diffida scritta dall’istante all’avv. C. G. del 6/7/2020; la replica dell’avv. G.C. del 9/7/2020; la procura speciale firmata dalla vecchia disabile per l’avv. C. G. del 22/7/2020; la memoria dell’istante con allegati depositata per l’udienza del 27/7/2020; l’email scritta dall’istante al Dr. XXXX il 31/7/2020; la cronologia dei fatti fornita dall’istante ai C.C. su richiesta del maresciallo XXXX del 3/8/2020; la memoria dell’istante con allegati depositata per l’udienza del 28/9/2020; il memorandum di un prelevo effettuato su un libretto postale cointestato; la richiesta dell’istante con contestuale consegna delle copie per il reclamo in Corte d’Appello dell’8/1/2021. Non ci sembra utile ripubblicare oggi tutti i documenti mancanti dal fascicolo, del resto sono stati già precedentemente riportati nel corso del nostro racconto. Ci limitiamo a riprodurre quelli di seguito. Ci appare degna di sottolineatura la disarmonia tra il certificato obiettivo dell’11/6/2020 (qui non riprodotto), le iniziali richieste di visite specialistiche da parte del medico ed il certificato redatto dallo stesso il mese successivo, esattamente il giorno antecedente alla firma della disabile per conferire una procura speciale all’avvocato C.G..




Antonio Bertinelli 18/4/2023