Soperchierie di Stato
Fa clamore la notizia che un falso invalido, specialmente se riconosciuto cieco, è stato trovato a leggere il giornale. Per associazione di idee si spingono i telespettatori a credere che i mali del Paese siano imputabili a questo genere di imbrogli, poi si aggiunge opportunamente che il welfare dalla culla alla tomba non è più sostenibile. Noi riteniamo invece che non sia più sostenibile uno Stato malavitoso perché specialmente là dove i diritti fondamentali non sono garantiti arriva il camorrista per far concedere una falsa invalidità o un salario di sopravvivenza, un buono casa o un buono spesa, arriva l’”uomo d’onore” per garantire l’assunzione di un figlio, un pacchetto di voti o l’aggiudicazione di un appalto. Presso i Servizi Sociali, che dovrebbero farsi parzialmente carico di certi handicaps, esistono liste di attesa lunghe tre anni. Abbiamo avuto modo d’incontrare veri invalidi (anche se non tetraplegici come dovrebbero essere i “veri” disabili secondo la visione di un politico geniale) senza pensione. Ci sono soggetti che, pur avendone titolo, non percepiscono alcuna indennità di accompagnamento. Abbiamo assistito alla promulgazione di norme che insidiano il dettato costituzionale. Abbiamo visto varare una legge per confiscare il denaro depositato sui “conti dormienti” (non movimentati da dieci anni) e sembra che se ne siano accorti solo trentamila Italiani, ora costretti a percorrere la strada giudiziale nell’arduo tentativo di riavere i propri soldi. Conosciamo dipendenti pubblici che fanno i salti mortali prima di vedersi accreditare gli stipendi maturati. Conosciamo pensionati che non ricevono il trattamento giuridicamente previsto. In questo caso il marchingegno è di una semplicità estrema. Si comunica all’ente adibito che il soggetto ha un’anzianità di servizio ed un reddito inferiori a quelli reali. In tal modo tutti i calcoli del TFS e del trattamento pensionistico mensile risultano alterati per difetto e i malcapitati iniziano a fare per anni le palline da ping pong tra uffici preposti e tribunali. Chi gestisce la P.A. eroga servizi inadeguati, dilapida e intasca denaro pubblico, non paga i fornitori, paralizza l’economia, punisce con sanzioni pesanti chi non rispetta qualche cavillo, ma coltiva l’inefficienza della Giustizia. Ultimamente vengono recapitati notifiche di udienze da tenere alla fine dell’anno corrente per ricorsi fatti alle Commissioni Tributarie nel 1986. Inutile rilevare che gran parte degli interessati sono deceduti da tempo. C’è un’ordinaria contravvenzione di Stato spaziante dalla piccola angheria burocratica alla dissolutezza del governante che usa qualunque mezzo per rimanere in sella. Come si fa ad infierire catonescamente sul finto cieco? La sua pur censurabile “furbizia” è ben poca cosa rispetto a quella di chi si fa pagare le case di famiglia, a quella dei corrotti che impongono tasse occulte per cinquanta/sessanta miliardi annui, a quella di chi ha depotenziato l’istruzione pubblica, a quella di chi abbandona i testimoni scomodi, a quella di chi isola i magistrati in prima linea e, più ampiamente, a quella di chi allestisce spettacoli compensativi per giustificare l’esistente a proprio beneficio. Il crimine non è più un bubbone che compare a margine dell’attività economica generale, ma sembra essere diventato l’essenza principale dell’economia e dei governi. Disfunzioni, insicurezza, abusi pervadono ogni nicchia della vita nazionale tanto che, ancor prima di mettere la museruola all’editoria e alla Magistratura, si è più volte invocata la “giusta causa” per licenziare chi critica le deficienze delle aziende da cui dipende. Una delle ultime vicende ha riguardato un funzionario dell’Agenzia delle Entrate, messo alla porta perché ha denunciato le pecche del sistema fiscale. Siamo giunti alla sovversione di tutte le categorie fin qui conosciute e condivise. Il lecito è diventato illecito e l’illecito è diventato lecito. Chi non condivide l’epifania del lenocinio viene mobbizzato, viene trasferito, viene sottoposto a procedimento disciplinare, viene licenziato o è costretto a dimettersi. A pensare che negli Usa, terra elettiva dell’individualismo, si rispetta il “qui tam pro domino rege quam pro se ipso in hac parte sequitur” e chi denuncia i danni prodotti allo Stato riceve una ricompensa. L’infingimento è ormai elevato a sistema e le prevaricazioni sono diventate la regola. In questi giorni anche chi aveva perduto la memoria ricorre a mezze parole per rivangare i fatti e le stragi del biennio 1992/93, lasciando intravedere quell’intreccio di forze oscure che si sono alleate per la sottomissione definitiva delle Istituzioni. Dopo tante bugie sulle condizioni di salute delle finanza pubblica è arrivata la stangata sugli statali e sui disabili senza organizzare un pur minimo programma atto a rilanciare la crescita dell’economia e dell’occupazione. Presto arriverà l’ultimo oltraggio alla dignità del Paese con le leggi bavaglio. Non ci ripareranno dagli eventi che incalzano “Telesogno”, i “compagni” di via della Scrofa, gli ineffabili “oppositori” del Pd, l’Europa delle oligarchie, qualche vecchio pappagallo europeista della prima ora ed ancor meno le considerazioni machiavelliche di un Presidente Emerito. Il principe è la legge e la sua “morale” è diversa da quella degli altri uomini. Se lo Stato coltiva e rafforza la sua iniquità, se nessuna forza legittima appare in grado di contrastarne la pericolosa deriva, su quale strada potrà incamminarsi il cittadino per liberarsi dal gioco?
Antonio Bertinelli 28/5/2010