Il sol dell’avvenire
La fitta ragnatela economica-finanziaria che sta avvolgendo la Grecia e che minaccia di strangolare altre nazioni, Italia inclusa, dipende dal radicamento del modello di sviluppo americano. Dopo essere entrati nel cono d’ombra del capitalismo globale, senza che le politiche dei vari paesi abbiano mai sostenuto una qualche forma di multipolarismo, oggi paghiamo pegno al dominio planetario delle banche e arretriamo davanti alla speculazione dei grandi finanzieri. I governi di sinistra, a cominciare dai primi anni novanta del XX secolo, hanno alienato gli “scudi” economici nazionali. Quelli di destra, mentre lasciano che le combriccole degli amici gozzoviglino con il denaro pubblico, continuano ad applicare la politica del rigore, la quale grava esclusivamente sulle fasce più deboli della popolazione. Giovanni Falcone era riuscito ad inquadrare le eterogenee lobbies che avevano messo gli occhi sui settori strategici dell’economia statale e che stavano collaborando per appropriarsene. Il coraggioso magistrato non ebbe modo di conoscere l’epilogo della storia, così come non ebbe modo di assistervi Paolo Borsellino, ma gli errori di quelle “vendite”, curate principalmente da Romano Prodi, le scontiamo ancora oggi. Mutatis mutandis, l’avvento del berlusconismo ha visto proseguire l’assalto ai forzieri e ai patrimoni comuni. Camuffate nelle forme più diverse e nei più svariati modi, sono aumentate le rendite parassitarie e i sussidi che le famiglie dominanti si autoelargiscono a spese di tutti. Gli imprenditori che non sbaraccano per aprire stabilimenti nell’Europa dell’Est o addirittura in Cina, possono contare su manovalanza asiatica, africana e sudamericana disposta a lavorare 12 ore al giorno per un tozzo di pane. Quella in esubero finisce poi a marcire nei centri di identificazione e di espulsione. Esistono sovvenzioni di Stato e si fanno affari persino sull’immigrazione dei nuovi schiavi. Dopo aver rinunciato ad ogni forma di dignità la stagione dei saldi non conosce fine, si vende e si compra di tutto, inclusi i voti e gli scranni parlamentari. Per dirla alla maniera di Arthur Rimbaud sono “À vendre les corps sans prix, hors de toute race, de tout monde, de toute sexe, de toute descendance et le bruit, le mouvement, et l’avenir qu’ils font!”. Che sia per il volere di circuiti oscuri, interessati a far trapelare determinati scandali, o per l’abilità professionale di qualche giornalista “libero”, le nefandezze del potere affiorano con cadenza regolare. Ovviamente non finiscono in Tv, ma le gole profonde che ci partecipano le attività truffaldine di questo o di quel politico, di questo o di quell’imprenditore, di questo o di quel banchiere non mancano mai. Ora da un episodio, ora da un altro, emerge come il Popolo, che a detta dei governanti è rappresentato, difeso e condotto al sol dell’avvenire, sia invece triplicemente circuito. Già imbrogliato dalle oligarchie che condizionano lo scacchiere economico internazionale, viene ulteriormente spogliato dallo Stato che va in soccorso della finanza in affanno per crisi sistemica e, in ultimo, subisce le angherie dello Shogun che gestisce la quotidianità per conto dell’imperatore. La tanto celebrata democrazia è progressivamente scivolata verso il rigido dominio dei cittadini attuato per mezzo della propaganda, degli illeciti, della violenza e delle norme ad hoc. E’ avvilente constatare la cultura dilagante del favor rei e del favor debitoris. Se l’Europa non ride, se la Grecia annaspa, se l’euro traballa, l’Italia, oltre che con il suo debito pubblico, deve anche misurarsi con le pistole puntate alle tempie di chi informa, di chi dissente e di chi è comunque fuori linea. I manovratori non devono essere importunati con critiche, appelli, istanze e neppure con la satira. La casta degli “eletti” si arroga il diritto di stabilire insindacabilmente quali sono i suoi alleati e quali sono i suoi nemici, mira ad ottenere una privacy blindata per imperare sulla politica, sull’economia e soprattutto sulle leggi. Secondo quanto affermava Adolf Hitler, la storia mostra come tutti i conquistatori che hanno consentito agli uomini da loro assoggettati di portare armi hanno in tal modo approntato la propria caduta. Dunque è bene che il Popolo non disponga di strumenti idonei per affrancarsi dal giogo e bisogna fare in modo che solo la gleba si trovi in contrapposizione sulle piazze. Da una parte i “servi” ribelli e dall’altra i “servi” fedeli. Da una parte chi difende magari il proprio posto di lavoro e dall’altra le forze dell’ordine. Morti e feriti, vittime di un qualunque malgoverno, non hanno mai causato lutti alla razza padrona E’ la logica della guerra riportata su scala ridotta, quella degli assalti alla baionetta e delle decimazioni dei reparti in rotta davanti al nemico, come nella Grande Guerra, o quella dei bombardamenti sulle popolazioni civili, che ha caratterizzato e preceduto l’avanzata delle truppe americane durante il secondo conflitto mondiale. Se gli Stati non fossero corrosi dal tarlo della cupidigia non ci sarebbero frotte di precari e di disoccupati, i piani di assistenza sociale non precipiterebbero in caduta libera, non esisterebbero cervellotici programmi di sicurezza nazionale (?), non si assisterebbe ad un’anomala espansione dei Servizi Segreti, i cortei di protesta non vedrebbero giovani ammazzati dalla Polizia e poliziotti presi a sassate dalla folla. Se lo spirito della Democrazia fosse applicato effettivamente si guarderebbe alla critica delle opposizioni come stimolo per migliorare l’azione dei Governi. Solo per citare qualche caso, ci consta invece che il talk show di Serena Dandini è stato “attenzionato”, che Michele Santoro ha subito una denuncia con annessa domanda di risarcimento per aver realizzato una trasmissione sulla Sanità, che Michel Abbatangelo è stato citato in giudizio a motivo della satira fatta sul suo blog e che il Ministro per le Attività Culturali non andrà al Festival di Cannes perché, a suo dire, “Draquila”, il documentario che presenterà Sabina Guzzanti, disonora l’Italia. Forse non si può più gridare al mondo che siamo un popolo di poeti, di artisti, di eroi, di santi, di navigatori e di trasmigratori, ma il lustro perduto dal Paese non è certo imputabile alle crude narrazioni di qualche libro o di qualche film. Purtroppo gli esiti connessi “all’ora solenne che sta per scoccare nella storia della Patria” non dipendono dall’agiografia di corte.
Antonio Bertinelli 8/5/2010