vecchi pensieri 51 (L’alba dei nuovi dei)

L’alba dei nuovi dei

E’ sintomatica la cartolina precetto inviata il 28 gennaio da I. Bocchino e F. Cicchitto ai deputati del PDL per sollecitare la loro presenza continuativa in aula durante tutta la prossima settimana. L’assunto dei firmatari è che bisogna vincere con ogni mezzo, anche a costo di fare violenza alle altrui convinzioni più di quanto ognuno dei destinatari dell’invito lo abbia già fatto di sua sponte. Non è dato rimanere anche parzialmente integri quando si gioca in campi dove la dignità la coerenza e la vergogna sono banditi dalla scala valoriale sia dei giocatori che degli arbitri. Ci sovviene la figura di S. Cusani un tempo consulente finanziario della famiglia Ferruzzi. Travolto dalle vicende connesse a quella che venne definita la “madre di tutte le tangenti”, nel processo Enimont venne condannato a circa sei anni di reclusione. Seppe comunque riprendere in mano, e subito, il timone per dare una svolta radicale alla propria vita. Brillantemente laureatosi alla Bocconi di Milano,è stato l’unico che, dopo aver saldato i conti con la Giustizia senza ricorrere a squallidi mezzucci, e forse pagando più del dovuto, non è tornato agli ambienti e alle abitudini che gli erano consueti prima di finire in carcere. Da molti anni si occupa di volontariato ed ha anche ottenuto la riabilitazione giudiziaria. Una vera mosca bianca, un uomo che, soprattutto oggi, giganteggia sullo squallore che ha caratterizzato parte della Prima Repubblica e di cui la seconda è un’espressione peggiore. Naturalmente il cambio di rotta di Cusani non viene ritenuto degno di apprezzamenti ed ancor meno esempio da emulare. Sono altre le cose che suscitano l’interesse del padrone e dei suoi ondivaghi scribacchini. Tolta qualche rara dissonanza, il fumo mediatico distoglie l’attenzione da un’escalation legislativa orientata a svuotare i principi costituzionali ed oscura le varie emergenze sociali di cui è difficile prevedere l’epilogo. Si fabbricano scoops su congiure immaginarie (l’ultima è quella smentita ieri dalla Procura di Bari), si ricorre alla minaccia di pubblicare foto pregiudizievoli per zittire interlocutori scomodi o per eliminare gli avversari politici, si sta pilotando il 90% dell’informazione senza alcuna remora e senza limiti. Come se non bastasse, da una parte si intimidisce il poco giornalismo disallineato con la guerra delle cause per diffamazione e conseguenti richieste di risarcimento, dall’altra si lavora per imbrigliare persino il web. Mentre sulle nostre teste pende la spada di Damocle del decreto “Romani”, Il dittatore A. Lukashenko, amico del nostro Governo, ha già provveduto a mettere le grinfie sulla rete bielorussa. E’ vero, ma fino ad un certo punto, che “accade” solo quello che “accade” in tv e sui giornali di un’editoria impura. Nella vita di ognuno avviene quello che effettivamente avviene e che oggi, non di rado, annichilisce. Pensiamo alle volute disfunzioni della Giustizia. Pensiamo ai nostri redditi (tra i più bassi d’Europa), ai giovani precari, ai licenziati, alla sopravvenuta difficoltà di onorare i debiti, alla perdita di casa per pignoramento o per esecuzione immobiliare, alle decine di migliaia di famiglie che hanno subito e subiranno sfratti per morosità, al boom crescente di fallimenti e di concordati, al calo della produzione industriale, alla notevole diminuzione delle esportazioni, al crollo verticale della domanda interna, al previsto aumento della disoccupazione per il 2010, ai “ricatti” della Fiat, ai “fantasmi” senza lavoro e senza stipendio che si aggirano numerosi sui tetti, sulle gru, nei porti e per le strade d’Italia. Nel mentre il legislatore è impegnato a perfezionare il meccanismo giudiziale in rapporto ai desiderata dei politici. Non siamo d’accordo con chi sostiene che la protesta dei magistrati macchia la celebrazione del nuovo Anno Giudiziario e ci si sia accordato di citare B. Tinti in merito al Guardasigilli “che pare non rendersi conto che la vera macchia è la presenza nel Governo, nel Parlamento, nelle Regioni, in ogni organismo politico, di delinquenti definitivamente condannati, di indagati e di imputati per gravi fatti di criminalità”. Non è meno allarmante il disinteresse governativo per la massa crescente di persone deprivate della dignità e con il futuro ipotecato dalla macelleria sociale incoraggiata dalle multinazionali. Tanti uomini trasformati in vere e proprie mine vaganti che non sanno più a chi santo votarsi per la liquefazione di partiti e sindacati. Si sa che i regimi hanno bisogno di “nemici” e di situazioni idonee ad instaurare il loro “principio di ordine”. L’incendio del Reichstag nel 1933, con successiva attribuzione della colpa ai comunisti e lo smisurato allargamento dei poteri assegnati alla polizia furono i primi sintomi che contrassegnarono l’ascesa hitleriana. A cosa serve accusare la Magistratura di disegni eversivi e creare i presupposti per dei probabili disordini sociali, se non ad asservire il potere giudiziario e a motivare anche la futuribile repressione fisica della plebe. Ci sembra che la tattica “problema/replica/deliberazione/applicazione” stia procedendo a marce forzate. La cortina di silenzio sulla situazione economica reale, l’isolamento a cui si condannano i magistrati incolpati, da ultimo, pure di sgarbi istituzionali e la precettazione delle compagini parlamentari sono elementi basilari di un programma partito da lontano e ormai giunto alla fase conclusiva. Legum servi sumus ut liberi esse possimus. Quando ci si avvale di ogni mezzo per cambiare le regole che assicurano la pacifica convivenza si mira ad accentrare tutto il potere in poche mani e a sopprimere ulteriormente le libertà dei cittadini, di cui a parole ci si dichiara campioni.

Antonio Bertinelli 30/1/2010

Pubblicato da antoniobertinelli

Melius cavere quam pavere

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