Sesso In Tribunale
La vita degli Indiani d’America fu segnata irreversibilmente dai colonizzatori. Dalle invasioni europee, la loro storia divenne la storia della loro progressiva distruzione culturale e fisica. Le armi da fuoco ed il connesso squilibrio dei conflitti armati fecero perire migliaia di guerrieri pellerossa. La scoperta dell’oro in California scatenò, in ultimo, alcune tra le più sanguinose guerre conclusesi con il massacro di Wounded Knee, che segnò la capitolazione definitiva degli Indiani. Le operazioni di sradicamento culturale, di sottrazione territoriale e la diffusione dell’alcolismo perfezionarono il loro genocidio. In questi ultimi anni, i discendenti dei superstiti, chiusi nelle riserve, rivendicano il diritto a lingua, religione, costumi e territori propri.
E il maschio occidentale che destino avrà? Succube di un colonialismo più infido che, sotto l’egida delle ideologie a stelle e strisce, lo vede perdere terreno su tutti i fronti, il maschio si avvia inesorabilmente verso il suo declino.
“Perchè continuare ad avere maschi sulla terra ? Ogni cultura deve iniziare a dichiarare che il futuro sarà femminile. La responsabilità della specie deve esser ricondotta nelle mani delle donne di ogni cultura. La proporzione dei maschi deve essere ridotta e mantenuta ad una percentuale pari al 10% della razza umana”.
Questa frase era contenuta in un manifesto del 1982 (il futuro, se ce n’è uno, è femmina), scritto da Sally Miller Gearhart. Il Femminismo radicale di matrice americana ha diffuso la cultura che disprezza il maschio e tutti i caratteri solitamente associati alla mascolinità. Grazie ad esso, anche i bambini si sentono etichettati come appartenenti al sesso dei “carnefici”. In una “civiltà” che sembra odiare i propri figli, la famiglia e la figura paterna, i maschi vivono in uno stato permanente di colpevolezza.
Nel 2004, sul quotidiano svedese Aftonbladet, la femminista Joanna Rytel ha scritto un articolo intitolato “Non darò mai vita a un bambino bianco”, in cui affermava che i maschi bianchi sono tutti sfruttatori, egoisti, presuntuosi e sessuomani, concludendo con l’avvertimento “uomini bianchi, statemi lontani”. Il femminismo, dopo aver accusato il maschio di ogni nefandezza, ha finito col dipingerlo anche come stupratore di natura.
L’apparato normativo ha recepito questo pesante condizionamento, che spesso stravolge la stessa logica processuale. In qualunque procedimento giudiziario il soggetto che ha adito il tribunale deve provare il fatto e deve provare che sia applicabile la conseguenza legale a cui aspira. Gli elementi presentati vengono misurati, in quanto a valenza e peso, in base allo scontro tra le parti, attraverso il passaggio continuo di fatti e di affermazioni, scindendo tra esposizioni ed opinioni. Ci sono casi in cui il fatto costitutivo dell’illecito appare di facile individuazione, mentre ce ne sono altri, come quando si giudica la presunta violenza sessuale, in cui è difficile reperire un adeguato quadro probatorio. Ciò non toglie che si tenda comunque ad accordare credibilità a chi si presenta come vittima. Negli Stati Uniti si sono già scoperti, pur se con ritardo, molti casi di false violenze. Sono emblematiche le storie di Carlo Parlanti e di Warren Blackwell. Quest’ultimo, per colpa di una donna con enormi problemi personali e con serie difficoltà nel distinguere fra verità e bugie, ha perduto tre anni della sua vita nei tribunali, tre anni che hanno terremotato anche la vita dei suoi familiari, moglie e figli inclusi. In un articolo dello scorso anno, Jacqueline Monica Magi, Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia, si esprimeva così: “Potrebbe sembrare incredibile che si possa accusare qualcuno che si sa innocente di un delitto turpe quale quello di violenza sessuale, eppure avviene più spesso di quanto si creda. Il reato di violenza sessuale, prosegue il magistrato, non è sempre di facile prova, non essendo sempre disponibili elementi oggettivi, e perché non sempre una violenza sessuale lascia tracce”. Anche questo può spiegare l’abuso delle denunce. Secondo studi condotti per l’Aeronautica Militare Americana dal dott. Charles P. Mc Dowell, oltre il 60% delle denunce di violenza sessuale sono false, sono frutto cioè di storie inventate, senza alcuna prova oggettiva, che sfruttano la tendenza di accordare credito alla donna, la quale usa questa opportunità per i più svariati motivi: dalla vendetta personale al semplice tornaconto economico, specialmente dopo che negli Usa sono stati introdotti dei considerevoli risarcimenti per le vittime di crimini sessuali. Già nel 1991 era stato condotto uno studio a cura della EEOC (Equal Employment Opportunity Commission), un’agenzia federale degli Stati Uniti che, nel prendere in esame 2.119 casi di molestie sessuali, scoprì che il 59% dei casi si basavano su delle false accuse. Se ci soffermiamo su quello che accade in Italia, non abbiamo motivo di ritenere che le cose vadano in maniera diversa. Recentemente, un uomo è stato prima sedotto, poi ricattato e minacciato di essere accusato di violenza sessuale. Per sua fortuna, l’aiuto della moglie e il successivo intervento dei carabinieri lo hanno tolto dai guai. Non è andata bene invece ad un barista che aveva intrattenuto una relazione con una sua dipendente. Sembra che la storia fosse iniziata con un rapporto sessuale concesso per timore di perdere il posto di lavoro. La stessa donna, nell’accettare la “transazione”, si era resa disponibile dopo aver offerto un profilattico al suo datore di lavoro. La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha infatti stabilito, con sentenza n.22719, che fare sesso con una donna “sessualmente spregiudicata”, che offre un profilattico per proteggersi, ma che di fatto acconsente solo per conservare il posto di lavoro è comunque reato. Insomma ciascuna donna è liberà di andare con chi vuole; se si sente costretta e cerca di evitare conseguenze offrendo un profilattico non vuol dire che abbia detto di sì. Quante donne l’hanno data, continuano a darla o la daranno in cambio di qualche favore? Oggi, un numero altrettanto illimitato di uomini dovrebbe avvertire i brividi al solo pensiero che tra le “vittime”, ex compagne e prostitute dichiarate incluse, si possano verificare dei calcolati ripensamenti. In un datato articolo del Time Magazine, la femminista Catherine Comins asserì: “Gli uomini ingiustamente accusati di stupro possono però imparare da tale esperienza”. Come dire che la Grande Madre deve tenere in un continuo stato di soggezione e sottomissione psicologica l’intero genere maschile. E’ il Medioevo Lesbo-Femminista che si sta spargendo a macchia d’olio. Dopo aver invaso il continente americano, dopo aver conquistato l’Inghilterra e la Spagna, ormai sta dilagando anche da noi.
Vogliamo sperare che Mara Carfagna, nel redigere il DDL sullo stalking (intrusioni nella vita personale, controlli, contatti, comportamenti ossessivi, mobbing, ecc.), intenda far estendere il reato non solo agli ex, ma anche alle ex. Vogliamo inoltre augurarci che, nel mettere a punto una norma anti-discriminazione per chi commette reati a causa dell’orientamento sessuale delle vittime, tenga conto anche dei connaturati orientamenti sessuali dei maschi.
Se la forzata acculturazione degli indiani d’America ha distrutto il loro mondo, il genocidio culturale dei maschi rischia di distruggere il futuro dell’umanità intera.
8/6/2008 Antonio Bertinelli