Il Far West della Giustizia
Sono numerose le peculiarità negative che fanno dell’Italia un Paese davvero speciale. A livello internazionale abbiamo perduto punti nel campo dell’Istruzione, della Sanità e della Ricerca. Abbiamo i salari tra i più bassi d’Europa. Siamo però in testa alla classifica della UE con oltre ottanta procedure d’infrazione in corso per la mancata tutela del territorio. Nel campo delle statistiche sulla delinquenza europea abbiamo due record: il maggior numero di agenti delle varie polizie e il maggior numero di furti d’auto. Siamo invece solo quarti in classifica per numero di delitti.
In media un procedimento penale dura dieci anni. La moribonda macchina giudiziaria, “assistita” nell’agonia da un esercito di circa 200 mila avvocati, lavora dunque per far scattare la prescrizione dei reati. A partire dalla riforma del codice di procedura penale del 1989, fino ad oggi il legislatore non ha fatto altro che offrire cavilli a iosa, per consentire tattiche dilatorie più che per difendersi durante il processo, per allontanare sine die la celebrazione dello stesso. In campo civile i tempi sono ancora più lunghi. Per l’eccessiva durata dei procedimenti giudiziari siamo il primo Stato nella graduatoria delle condanne inflitte dalla Corte Europea di Strasburgo. Per queste pronunce l’Italia ha pagato, con i soldi dei contribuenti, centinaia di milioni di euro. Il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa considera il nostro Paese un “sorvegliato speciale”.
A fronte della situazione della Giustizia che si deteriorava di anno in anno, il senatore M. Pinto pensò bene di presentare una proposta di legge, approvata nel marzo 2001 con il n. 89. Tale norma impone a quanti si ritengono danneggiati dal nostro sistema giudiziario, di ricorrere per due volte in Italia: prima ad una Corte d’Appello e quindi, in caso questa respinga il ricorso, alla Corte di Cassazione. Solo nel caso siano negativi i provvedimenti emanati in tali sedi, è possibile per un Italiano ricorrere alla Corte Europea. Nel 2003 i deputati C. Taormina ed E. Buemi, avanzarono una proposta di legge per far depenalizzare il furto. Sembrava una provocazione, ma in Italia dove il saccheggio della cosa pubblica, la corruzione ed il dilagare di sempre nuove mafie sono eventi sistemici; dove già nel 2002, a fronte di 789.907 furti denunciati, ne rimasero impuniti ben 753.025, tale crudezza pragmatica non avrebbe dovuto sconcertare più di tanto. La proposta cadde nel dimenticatoio mentre ebbero successivamente maggior fortuna la prescrizione accorciata dal centrodestra e l’indulto varato dal centrosinistra.
In questi giorni, parte dei magistrati insorge contro il DDL sulla limitazione delle intercettazioni telefoniche ed anche il settimanale inglese The Economist picchia duro sul nuovo Governo. In un suo articolo sottolinea la perseveranza di S. Berlusconi che, appena insediato, “tira fuori nuovi attacchi alla Magistratura e leggi su misura per proteggere se stesso e il suo business”. Siamo certamente un Paese speciale e lo siamo ancor di più nel voler essere i primi della classe ogni qual volta i nostri governanti ci fanno trangugiare il peggio della cultura d’oltreoceano o l’Europa dei gruppi di pressione che lavorano a Bruxelles. L’Irlanda ha respinto il Trattato di Lisbona. Con la bocciatura referendaria, ha manifestato il suo dissenso nei confronti degli eurocrati che pestano acqua nel mortaio dell’uniformismo di cui si fanno promotori tutti gli organismi sovranazionali che mirano a stabilire il Nuovo Ordine Planetario. Gli Italiani sono poi doppiamente gabbati. Non hanno potuto e non potranno più scegliere direttamente i loro rappresentanti parlamentari; il Parlamento è inoltre succube delle direttive emanate dalla Commissione Europea, una sorta di Governo che ha la competenza esclusiva di prendere iniziative atte a creare nuove norme comunitarie, controllando l’osservanza del Diritto UE da parte degli Stati membri. Con quale mandato se non solo quello dell’European Roud Table? Niente di più lontano dai bisogni e dalle esigenze dei cittadini delle varie Nazioni che si ritrovano governati e diretti dalla cultura della nuova frontiera, dove si muovono spregiudicate lobbies di ogni specie. La nuova frontiera è anche quella dove si fomenta l’odio antimaschile, dove si lavora per costruire l’essere nuovo, l’individuo monade e dal sesso incerto. Ovunque si abbia modo di intraprendere o di ascoltare una breve conversazione, vuoi per una ragione, vuoi per un’altra (e tutte condivisibili) si avverte il desiderio diffuso di voler fuggire da questa Europa e da questa Italia. Si avverte un clima di disagio palpabile anche tra il popolo “bue”, quello apparentemente ammansito dai silenzi e dalle complicità dell’informazione pilotata. Quello stesso che va ormai a votare più per abitudine che per convinzione. Pignoramenti ed esecuzioni immobiliari sono in vertiginosa salita. Le città con le più alte percentuali di aumento sono l’Aquila (41%) e Lecce (35%). Il fenomeno è diffuso in tutto il Paese, con dati a due cifre in città come Milano (22%), Roma e Perugia (21%), Monza e Firenze (25%), Como (26%), Mantova (18%), Rovigo e Padova (19%), Venezia (28%), Macerata (27%), Napoli (29%), Bari, Brescia e Torino (24%) e Verona (22%). L’Italia è penultima nella classifica europea delle nascite (il problema emergerebbe nel suo più preoccupante risvolto se si valutasse che il 35% dei nuovi nati non nasce da genitori italiani). Eppure, anziché leggere con la dovuta attenzione certi dati, ci viene assicurato che alcune norme servono a snellire il lavoro dei magistrati o che altre norme servono per metterci correttamente in linea con il Diritto di altri Stati. Appunto per uniformarci alle normative di altri Paesi è stato varato un DDL contro lo stalking. E’ recente l’episodio di una donna milanese che perseguitava il suo ex marito ed è di questi giorni la vicenda accaduta a Campobasso, dove la Polizia Postale ha denunciato una ragazza per molestie telefoniche ad un uomo che non aveva corrisposto le sue aspettative. Da associazioni femminili americane si apprende che il 70% delle vittime dello stalking sono donne. Chi subisce tale persecuzione, dicono gli esperti, va incontro a sofferenze psicologiche, a stati d’ansia e di paura. In via teorica non riteniamo che la sanzione penale sia da escludere, ma sono i modi ed i tempi con cui il provvedimento è stato presentato che ci lasciano perplessi. Non era forse sufficiente integrare le norme già esistenti (violenza privata, art. 610 c.p.; minacce, art. 612 c.p.; molestia e disturbo alle persone, art. 660 c.p.)? Questo DDL era rimasto nei cassetti della Commissione Giustizia insediatasi grazie alla precedente maggioranza parlamentare, di cui conosciamo fin troppo bene lo zelo antimaschile e la capillare rete di servizi che ha messo in piedi, anno dopo anno, per alimentarlo. La stessa Mara Carfagna non ha fatto mistero che tiene a cuore le sorti delle donne molestate dagli ex; non ha fatto alcun cenno alla trasversalità del fenomeno. Anche lei in linea con le martellanti fantastorie delle impari opportunità, ha preso atto che le vittime dello stalking sono per il 70% donne, ma si è dimenticata, ad esempio, che il mobbing genitoriale, connesso alle separazioni coniugali, rende vittime il 95% degli uomini, senza risparmiare rilevanti e permanenti danni ai figli. E’ forse meno dannoso questo secondo fenomeno? O è forse politically incorrect affrontarlo?
Preoccupa già, e non poco, che una parte della Magistratura opera in rapporto alle proprie opzioni ideologiche e/o è affetta da un grave strabismo di genere. E’ grazie a quest’ultimo che, pur in assenza di esplicite previsioni normative, si applica un vero e proprio Diritto Penitenziale nei confronti dei maschi, e segnatamente dei padri. Quando viene erogata una certa Giustizia, si condannano i maschi per sguardi “molesti”, si mettono sul lastrico padri separati anche con prole di secondo letto, si mettono in galera uomini come Don Giorgio Carli in base ai ricordi della presunta vittima. Cose emerse durante una psicoterapia (nulla di più aleatorio per la ricorrente comparsa di falsi ricordi dovuti alla pressione suggestiva degli operatori), più di dieci anni dopo i fatti. Solo alcuni ricordi, che non hanno trovato nessun riscontro nella realtà, sono stati sufficienti a rovinare la vita specchiata di un uomo.
Vorrà il nostro Governo, che si preoccupa per lo snellimento dei carichi penali pendenti nei nostri tribunali, che si preoccupa per la riservatezza violata degli italiani, preoccuparsi anche di questa nuova possibile arma impropria che verrebbe messa nelle mani di certi magistrati ossessionati dall’irredimibile colpa di cui ritengono portatore il sesso maschile?
21/6/2008 Antonio Bertinelli