Il blu, neanche più in cielo
Se ancora non si è verificato il fallimento degli Usa lo si deve solo al fatto che la Fed stampa alacremente tutti i soldi che servono e li passa alle banche senza interessi. Il dollaro costituisce la base del sistema commerciale mondiale e anche questo aiuta, ma quanto potrà continuare il gioco dei gangster finanziari? Al debito pubblico si aggiungono il deficit commerciale, l’economia che annaspa, la disoccupazione, le speculazioni di Wall Street e le guerre coloniali su base planetaria. Secondo il rapporto del “Comptroller of the Currency”, al 31 dicembre 2011, le scommesse sui derivati delle banche statunitensi erano pari a duecentotrentamila miliardi di dollari (oltre quindici volte il Pil), concentrate nelle mani di cinque istituti. A quella data J. P. Morgan Chase, con un capitale a copertura del rischio di centotrentasei miliardi, gestiva settantamiladuecento miliardi di derivati, Goldman Sachs, con un capitale a copertura del rischio di diciannove miliardi, ne aveva un pacchetto di quarantaquattromila miliardi di dollari. Nelle città degli Usa il controllo sociale è sempre più militarizzato. Eppure tutte le attenzioni della stampa finanziaria sono per l’Europa e l’euro come se la crisi economica non dipendesse proprio dall’onnipotente sistema bancario anglo-americano. Nonostante le esortazioni ed i rimproveri con finalità elettoralistiche di Barak Obama, per come stanno le cose, per i guinzagli dei politici al servizio delle lobbies, per la camicia di forza dell’euro, è difficile credere che l’economia europea possa riprendersi portando benefici anche ai cittadini d’oltreoceano. Per adesso l’Ue e la moneta unica continuano a distruggere l’economia reale mentre gli Stati indebitati, ad uno ad uno, vengono vampirizzati attraverso i soliti algoritmi imposti, da grandi corporations e banche d’affari, ad ogni governo fantoccio. In Italia è cominciata la corsa per accaparrarsi il gas imprigionato nel sottosuolo attraverso le tecniche di fracking. Al Paese, molto probabilmente assoggettato ad esperimenti di geoingegneria della Nato, grazie alle chemtrails, non sono rimasti neanche i proverbiali cieli azzurri per consolarsi. Il quisling partenopeo, quando è stato interpellato sulle scie chimiche, ha rimandato la palla all’Ufficio per gli Affari Militari, alla Segreteria del Consiglio Supremo di Difesa ed al “competente” Ministero della Difesa. In Grecia l’European Goldfields ha acquisito per pochi milioni il diritto di sfruttamento delle grandi miniere aurifere vicine a Salonicco. La società canadese, che non è obbligata a nessuna opera di bonifica successiva agli scavi, prevede quindici miliardi di ricavi. L’euro è uno dei tanti strumenti con cui si sono indebolite le sovranità nazionali attraverso il debito pubblico. E’ destinato a restare in vita tutto il tempo necessario per consentire all’élite globalista di raggiungere gli scopi che si è prefissa, ma non è con la sua sostituzione che saranno risolti i problemi degli europei privati dei principi fondamentali e delle strutture basilari della democrazia. Dipende da chi cura gli aspetti coreografici e così le colpe transitano da un paese all’altro. Di volta in volta, si parla di popoli viziati, fannulloni, sfaticati, cicale e politici corrotti. Si evita di dire che qualunque sistema di potere, e segnatamente quello mondialista, consente di arrivare a posizioni apicali, anche di governo, solo a soggetti funzionalmente selezionati. Se un gruppo criminale ha necessità di esecutori coopterà ovviamente dei criminali o dei personaggi con predisposizione a delinquere. Appaiono dunque risibili le dichiarazioni di Gorge Soros che alcuni anni fa, insignito con la laurea honoris causa dall’Università di Bologna, anfitrione Romano Prodi, affermò di operare secondo le leggi degli Stati, lasciando discendere tutti i disastri sociali causati finanziariamente dalle inettitudini dei governi nazionali. Oggi un banchiere dall’eccezionale sensibilità sui fenomeni socio-culturali, dunque anche economici, come Raffaele Mattioli non arriverebbe a dirigere neanche una cassa di risparmio paesana ed un economista come Federico Caffè dovrebbe ritenersi fortunato se mai trovasse una cattedra nella scuola dell’obbligo. Ultimamente va per la maggiore imputare tutte le pene dell’inferno europeo all’ottusità tedesca. In effetti l’adozione della moneta unica ha permesso alla Germania il rafforzamento delle esportazioni, il contenimento della pressione fiscale ed il reperimento di risorse a tassi estremamente bassi, migliorando sempre più le condizioni delle sue finanze. Va da se che capeggi il partito transnazionale dell’austerità. Nei rapporti tra Stati, inclusi quelli dell’Ue, vale la legge della giungla. Fino a quando le sarà possibile la Germania cercherà di mantenere il suo modello produttivo, la sua pur ridotta sovranità nazionale e farà del suo meglio per non finire “normalizzata” dal capitalismo neoliberista come è già accaduto ai cosiddetti Pigs. Sarà solo una questione di tempo, ma dovrà cedere anche lei. Non è rilevante il numero e la grandezza degli istituti bancari forse già destinati a fallire come Lehman Brothers. Non importa se al posto dell’euro tornerà il marco. Le élites che pilotano la finanza e l’economia globalizzate guadagnano sempre in termini di controllo dei popoli e possesso di beni materiali, senza mai rimetterci nulla. Le nuove liquidazioni di patrimoni pubblici che sta per effettuare il governatore “straniero” sono lì a ribadire che, nei rapporti di forza internazionali, loro sono loro mentre, oggi più di ieri, l’Italia e gli Italiani non sono un cazzo. Di tutto il resto se ne può parlare durante la sfilata di qualche corteo democratico di lavoratori e studenti o magari dal barbiere.
Antonio Bertinelli 14/6/2012