vecchi pensieri 144 (Ce la da lui l’America)

Ce la da lui l’America

Il premier incassa il sostegno degli Usa e non perde occasione per accreditarsi al meglio come curatore fallimentare dell’Italia dichiarando che vuole cambiare lo stile di vita dei suoi abitanti. Da sempre vissuto a distanze siderali dalla gente che non bazzica circoli esclusivi, se vuole proporsi come moralizzatore sa bene che dovrebbe cominciare proprio dagli ambienti che è abituato a frequentare. Il Paese reale non può essere identificato con la classe dirigente, con i membri di consorterie, caste e mafie; ha poco a che vedere con gli apparati partitici, con il parlamento che sostiene il suo governo o l’orrido ex comunista passato da molti anni al servizio dell’Impero. Il modello di Mario Monti è lo stesso dei suoi predecessori, è quello feroce del neoliberismo, dove tutto è finanziarizzato e c’è un prezzo per ogni vita. E’ quello già applicato negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove gli unici diritti garantiti sono quelli dei dominanti che hanno tramutato gli Stati in Spa divenendone azionisti. La pessima salute di un paese non si misura ai piani alti della finanza, ma nelle poche grandi fabbriche rimaste aperte, nelle aziende private dei finanziamenti bancari, nelle famiglie, nelle scuole, nelle università, nelle sedi sindacali di base, nei baratri economici ed ovunque si respiri aria di decomposizione sociale. Le discussioni sugli indici di borsa, sullo spread dei Btp e sulle valutazioni delle agenzie di rating coprono i rumori delle ossa dei “trascurabili” stritolate dall’ingranaggio turbocapitalista che, tra l’altro, ha ingoiato territori, risorse e patrimoni collettivi, ha già passato tra i suoi rotismi servizi pubblici fondamentali. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, oltre Atlantico, oltre Manica, ovunque, dall’ex Urss all’Italia. L’ordine di priorità e le categorie di giudizio di Monti non sono le nostre, né sulla legge 300/70, né sui processi di liberalizzazione – privatizzazione. Limitandoci ad un aspetto del tutto marginale delle terapie neoliberiste, applicate alla telefonia, all’acqua, al gas, all’energia elettrica, ai rifiuti, agli incarichi di riscossione, emerge una montagna di disservizi, truffe e pratiche commerciali scorrette. E’ il calvario del cittadino assurto al ruolo di cliente. C’è il problema delle fatturazioni tardive, di quelle intestate ai morti, delle sospensioni del servizio, degli abbonamenti a erogazioni non richieste, degli errori seriali che riportano consumi iperbolici, dei crash postali, dei pagamenti regolari non registrati, delle comunicazioni ignorate, dei rocamboleschi passaggi da un gestore all’altro, dei cambiamenti di società a propria insaputa, dei bollettini inviati da più soggetti per la stessa utenza, delle discutibili penali, delle onerose spese di disattivazione, delle pretese di pagamento su servizi dismessi con contratti già chiusi, delle proditorie rimozioni di contatori. Un mare di guai che monta tra chiamate ad inutili call center, numeri di telefono irraggiungibili, raccomandate, fax ed estenuanti file agli sportelli. Per chi desidera porre fine a dispute che si protraggono nel tempo con stress ed esito aleatorio i pagamenti indebiti sono la regola. Le varie Authority sanno perfettamente ciò che accade in ogni settore del cosiddetto libero mercato: garanzie illimitate per i padroni delle ferriere e frusta per chi vi si trova a qualunque titolo assoggettato. A Cagliari, centinaia di persone hanno pagato le loro fatture presso le Poste Popolari della Sardegna, poi sparite con la cassa nel volgere di pochi mesi. Per i malcapitati c’è il rischio che al danno si aggiunga la beffa. Alcuni finiranno nel mirino di una qualche società di recupero crediti, tempestati per anni con ossessive e minacciose richieste di pagamento, altri incontreranno Equitalia pronta ad iscrivere a ruolo il loro debito, far partire interessi e more che lievitano alla velocità della luce. L’inabissamento dello Stato quale soggetto economico e soprattutto come regolatore dell’economia non produce alcunché di buono per le popolazioni. Lo Stato privatizzato è quello che ha snaturato la Protezione Civile ed ora afferma per bocca dei suoi giannizzeri che era meglio quella voluta da Silvio Berlusconi e Gianni Letta; è quello che chiede agli Enti locali di pagare gli interventi d’emergenza dell’Esercito. Lo Stato manipolato dai Draghi e dai Monti è quello che vuole mettere a pane e acqua la stragrande maggioranza degli italiani.

Antonio Bertinelli 10/2/2012  

Pubblicato da antoniobertinelli

Melius cavere quam pavere

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