Dieci milioni di firme
Lui non demorde. Nei sapienti messaggi televisivi rivolti agli Italiani ha infatti dichiarato che i magistrati di Milano non sono competenti a giudicarlo ed i Pm che hanno osato indagare vanno puniti. Il tutto è frutto di un complotto comunista sostenuto dalle toghe rosse e finalizzato a sovvertire il voto popolare, dunque, per quanto lo riguarda, la faccenda è chiusa. Gli ascari del premier denunciano una violazione costituzionale ed analogamente fanno i suoi oppositori. I cittadini finiscono nel polverone mediatico, la manipolazione del linguaggio ne induce un buon numero a perdere di vista i fatti, a confonderli con le opinioni e a mettere sullo stesso piano le argomentazioni dei diversi contendenti scesi in campo. Non è da escludere che, sollevando un conflitto di competenza davanti alla Consulta, anche questa volta le sorti politiche del Paese rimarranno legate all’”invincibilità” del sultano. Ha goduto di due amnistie, cinque prescrizioni e due depenalizzazioni ope legis, è ancora imputato in tre processi, di cui almeno uno sarebbe arrivato a sentenza senza l’approvazione di norme scritte ad hoc, ma la sua fedina penale è rimasta del tutto candida. Non basta “incoraggiare” i magistrati a perseguire il reo, peraltro doverosamente, ma sarebbe opportuno riflettere sulla tipologia dei tanti personaggi che occupano le istituzioni mortificandole, senza saltare a piè pari l’individuazione delle responsabilità che accomunano un pò tutti. Ieri la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso di Nicola Cosentino, deputato Pdl, contro l’ordinanza di custodia in carcere. Francesco Maria Orsi, consigliere Pdl al Comune di Roma con delega al Decoro, è finito sotto indagine per riciclaggio, corruzione e cessione di sostanze stupefacenti durante alcuni incontri con prostitute. A nessuno dei due, così come alla maggior parte dei politici inquisiti, è saltato mai per la testa di dimettersi. Corruzione, concussione, ricatto, abuso d’ufficio, falsi contabili, riciclaggio, evasione fiscale e tanti altri illeciti tipici della “casta” sono semplicemente fisiologici. Fazioni criminali e istituzioni vivono da anni in perfetta simbiosi. Potrebbe sembrare pleonastico evidenziare che affari e politica si associano in reciprocità d’interessi. Il premier, grazie alla strada spianatagli dai finanziatori di Milano 2, da B. Craxi e da tutti i suoi successivi emuli, non solo ha potuto spaziare in diversi rami dell’imprenditoria, incluso quello bancario, ma incamera ingenti utili grazie alla posizione dominante che occupa in campo televisivo, pubblicitario ed editoriale. Anche in considerazione delle sue pendenze giudiziarie, passate, presenti e future, più facili da fronteggiare come capo dell’esecutivo, non è pensabile che si faccia da parte su pressione di una campagna moralizzatrice o che accetti di sottostare ad un processo. Agire per spurgare la fogna italica è doveroso. C’è da chiedersi se forse non sia già tardi e sicuramente non si può pretendere che la Magistratura, approfittando delle debolezze del boss, riesca a togliere le castagne dal fuoco ai corresponsabili di questo degrado. Probabilmente parte del fronte di liberazione antiberlusconiano vuole solo cambiare cavallo, ma lo vuole comunque funzionale al suo sistema di potere. Non essendo in grado di formare un blocco monolitico per correggere gli errori del passato e per abbattere politicamente il drago si affida all’indignazione e spera nei suoi passi falsi. L’impenitente seduttore ha sempre mentito, è testardo, recidivo e sfrontato. Il sistema paese ha favorito il berlusconismo, ha pervertito l’etica comune del cittadino medio, lo ha reso indifferente o rassegnato alle oscenità, alle angherie e al disprezzo della legge da parte dei propri rappresentanti istituzionali. In attesa che S. Berlusconi si lasci processare rinunciando ai suggerimenti dei suoi giureconsulti o che vada a casa dopo che P.L. Bersani avrà raccolto dieci milioni di firme, non si può che constatare l’assenza di un idoneo progetto politico da parte delle “opposizioni”. Nessuno sembra far caso che la saga del bunga bunga si alimenta anche con ragazze senza futuro. Giovani donne che anziché pretendere diritti si tolgono le mutande e chiedono soldi. In un Paese normale un’opposizione politica normale non avrebbe sperato di trarre vantaggio da procedimenti giudiziari il cui esito, come fino ad oggi dimostrato, lascia il tempo che trova. Il settimanale The Economist, dopo aver analizzato la vicenda di cui si sta occupando la Procura della Repubblica di Milano, ritiene che il Governo non possa più fare nulla per l’economia, che S. Berlusconi possa manovrare per andare alle elezioni e tenti di vincerle per distruggere definitivamente l’indipendenza della Magistratura. Avvedutezza e buona fede non avrebbero lasciato al gruppo Cir il quasi monopolio dell’opposizione. Grazie alla zona d’ombra frequentata da ectoplasmi politici, in primis quelli del Pd, è stato fatto scempio di libertà, democrazia, cultura, spettacolo, informazione, scuola, università, ricerca, equità e lavoro. Nella fiera della decadenza istituzionale la storia di Ruby Rubacuori meriterà pure un qualche risalto, ma al netto del “blitz militare”, come è stata definita da un noto “incappucciato” l’ultima azione dei magistrati milanesi, resta il fatto che gli avversari del Pdl non hanno saputo costruire un’alternativa credibile per tentare quel riscatto collettivo del quale avremmo avuto bisogno per resettare i disastri fin qui accumulati. Fatti e misfatti di cui si sono resi protagonisti, mafiosi, politici, massoni, magistrati, maneggioni, poliziotti e carabinieri, per i quali troppo spesso i colpevoli non hanno pagato, tratteggiano al meglio la degenerazione della vita pubblica italiana. Tangentopoli, parentopoli e puttanopoli sono gli inevitabili corollari di un potere abietto oltre ogni immaginazione. Indigniamoci pure per il mercato dei corpi, per le puttane, per i lenoni, per i ruffiani e per il loro principe, ma ricordiamoci anche di tutto quello che è finito dietro i procaci glutei di una minorenne o del solito martirologio celebrato su Raiset e su qualche house horgan. Il Paese è in grave sofferenza economica, ma lunedì la Camera dei Deputati voterà il diciannovesimo finanziamento semestrale per la missione in Afghanistan, che costerà altri quattrocentodieci milioni di euro. A fronte di fantomatici investimenti, per adesso, i dipendenti della Fiat se ne vanno in cassa integrazione. Confindustria sta seguendo a ruota il metodo Marchionne. Nel quadro dei mercati aperti, i salari sono in discesa e puntano dritti a raggiungere presto il livello della sussistenza. L’Ue delle oligarchie ci strangola e nel contempo si oppone ad una riforma bancaria del tipo Glass-Steagall. Il sistema finanziario internazionale va disintegrandosi a ritmi accelerati. E’ penoso assistere al declino di un uomo che non accetta regole ed ancor meno quelle imposte dal trascorrere del tempo. È intollerabile il modo con cui continua a sodomizzare l’Italia, ma è altrettanto intollerabile il laido trasversalismo di quelli che, avendone l’opportunità, abusano del deretano di tutti gli Italiani.
Antonio Bertinelli 21/1/2011