Abbiamo visto ed in certi casi conosciuto personalmente operatori di giustizia che hanno dato lustro alla Magistratura. Abbiamo annotato sentenze che hanno corretto in maniera esemplare le sciatterie giurisdizionali del primo grado. Poi il vento della globalizzazione, con i suoi cambiamenti, ha progressivamente modificato ogni consolidata caratteristica delle nostre istituzioni fondamentali. Anche l’amministrazione della giustizia ha assunto peculiarità negative ricorrenti piuttosto rare da riscontrare nelle sue mansioni degli anni precedenti. Con la complicità del legislatore al servizio del caos globalista, abbiamo cominciato a rilevare nell’attività giurisdizionale sempre di più approssimazione operativa, scarsa competenza, l’assenza di dovute autolimitazioni, appiattimenti ideologici, comportamenti inquisitori dei P.M. e piccinerie di diversa natura. Di pari passo, sull’onda del disagio popolare, ha marciato la politica in corsa per riformare il Potere Giudiziario ed ottenerne il controllo per modifica costituzionale. Honni soit qui mal y pense. Non ci lasciamo allettare dal canto delle sirene che vogliono cancellare l’autonomia della Magistratura anche se i mali che affliggono la Giustizia appaiono di anno in anno sempre più gravi. Ci limitiamo a segnalare quelle che, a nostro avviso, appaiono più preoccupanti: le procure che avanzano accuse in maniera non meditata, i tempi degli organi giudicanti che dovrebbero raggiungere conclusioni molto più rapidamente, il CSM che non dovrebbe indulgere ad esiziali solidarietà di categoria e/o di correnti politiche. Per ottenere il cambiamento, se in effetti l’intenzione del legislatore è quello di garantire ai cittadini il funzionamento della Giustizia, non serve sottomettere il Potere Giudiziario alla discrezionalità della politica. Seve altro. La storia che stiamo narrando appare caratterizzata dal pregiudizio che purtroppo si riscontra frequentemente nei procedimenti di “volontaria giurisdizione”. E’ del tipo: “non ti devi intromettere nel lavoro riservato agli specialisti del ramo (tutela delle categorie più fragili: anziani, disabili e minori), altrimenti vieni punito”. Fuori dell’informazione mainstream, la cui parola d’ordine, quando viene costretta ad occuparsi di certe cose, è minimizzare, spostare altrove l’attenzione, nascondere il nucleo del problema, o meglio negare che ci sia un problema, c’è ormai molta letteratura. Il dipanarsi della vicenda in corso ha fatto sarcasticamente dire a qualcuno: “Ma chi l’ha detto che qui non ci sono stati furti o raggiri? Di certo dei derubati ci sono, e lo sono di Giustizia, sono il ricorrente/denunciante insieme alle sue congiunte lasciate in balia degli eventi”.
5/11/2020 Antonio Bertinelli