Colui che si era prefissato di difendere le due disabili da sottrazioni e raggiri, verosimilmente perpetrati da terzi avvicinatisi alle congiunte durante il periodo di lockdown, è finito nel mirino della Magistratura e si deve difendere:
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ALLA PROCURA DELLA REPUBBLICA DI XXXXXXXXXXXXX
ALLA C.A. DEL DR. XXXXXXXXXXXXXX
Proc. R.G.N. XXXXXXXXXXX
La sottoscritta Avv. xxxxxxxxxxxx, difensore di xxxxxxx in relazione al procedimento penale R.G.N. xxxxxx per il quale è sotto notificato in data 22/10/20120 avviso di conclusioni di indagini preliminari per il reato di cui all’art. 367 cp perché,” con denuncia sporta contro ignoti dinnanzi alla stazione dei CC di xxxxxxxxxx per il delitto di cui all’art. 643 di cui sarebbero state vittime l’anziana madre di anni 91 xxxxxxxxxxxxxx e la sorella affetta da disturbi psichiatrici xxxxxxxxxxxxxx attestava falsamente l’avvenuta commissione del delitto, atteso che dalle indagini svolte nell’ambito del procedimento penale N. xxxxxxxx noti non emergeva nulla di quanto da egli riferito e, anzi si accertava che lo stesso si era appropriato in data 6/5/2019 della somma di € xxxxxxxxx, prelevandola dal libretto postale N. xxxxxxxxx cointestato alla madre e alla sorella e sul quale aveva la delega ad operare, depositando tale somma sul proprio conto corrente, all’insaputa delle aventi diritto. In xxxxxxxxxx, in data 16/6/2020”
C H I E D E
Che si proceda all’archiviazione della rubricata procedura per i motivi che di seguito si espongono.
FATTO
Il dott. xxxxxxxx si occupa sin dall’anno 2006, anno del decesso del padre xxxxxxxxxx, della madre xxxxxxxxxxx e dall’anno 2010 anche della sorella xxxxxxxxxxx, malata psichiatrica da molti anni.
Per l’impossibilità della xxxxxxxxx di poter uscire di casa, per le sue patologie che non le consentono di deambulare autonomamente, il dott. xxxxxxxx ha sempre provveduto alle sue esigenze primarie e si è preso cura della sua salute, occupandosi di ogni incombenza: dalle prescrizioni del medico curante alle visite mediche, all’acquisto di farmaci e quant’altro.
Con l’aggravarsi della malattia della sorella e per l’impossibilità di accudire le due donne in posti diversi, il dott. xxxxxxxxxxx ha domiciliato la sorella a casa della madre, in modo da poter visitare ed occuparsi di entrambe in modo simultaneo.
La madre del dott. xxxxxxx ha sempre avuto estrema fiducia nel figlio e per anni non ha mai dimostrato né a lui né a nessun altro motivi di doglianza o lamentele sul suo operato.
Tale serenità è stata sempre ben riposta, dal momento che – nonostante le spese mensili delle due donne conviventi non fossero particolarmente limitate, la sig. xxxxxxxxx e la sig.ra xxxxxxxxx potevano contare, tra l’altro, su un libretto postale contenente oltre xxxxxxxxx euro, prova evidente della oculatezza nella gestione del denaro delle due donne e soprattutto della sua onesta amministrazione.
Pur sapendo della rilevante somma in loro possesso, entrambe hanno sempre manifestato fiducia nell’operato del loro congiunto. La sorella, non appena ha avuto contezza di avere una malattia degenerativa, il 7/3/2013 gli ha firmato una procura generale al fine di fargli effettuare qualunque genere di azioni in suo nome e dunque di poter fare operazioni anche su detto libretto postale.
Nel maggio 2019 il dott. xxxxxxxxx, era infastidito dagli ostacoli e dalla burocrazia frapposte dalle Poste Italiane ogniqualvolta lo stesso operava prelievi dal libretto. Per qualche giorno non ha potuto prelevare del denaro richiesto dalla sorella in quanto dalla fotocopia della carta d’identità della madre depositata nell’ufficio postale il documento risultava scaduto. Ha dovuto perdere del tempo e produrre alcuni certificati prima di poter effettuare qualunque operazione. Il procuratore ha ritenuto intollerabile non poter disporre dei soldi al bisogno ma sotto disposizioni e con i tempi imposti dall’ufficio postale. Ha dunque adottato la decisione di trasferire la somma di xxxxxxxxxx euro sul suo conto corrente ed avere così maggior facilità di movimento e di gestione del danaro, sempre nell’interesse delle due donne.
La somma ancora oggi è a disposizione delle aventi diritto.
Di tale trasferimento il dott. xxxxxxxxx si premurava di lasciare tracce ben visibili, mediante sua dichiarazione scritta, proprio per agire nella più piena trasparenza e per evitare che detta operazione passasse sotto silenzio per rispetto alle congiunte.
Il xxxxxxxxxx NON HA TACIUTO O CERCATO DI NASCONDERE TALE TRASFERIMENTO DI DANARO, né alle donne né tantomeno alle autorità giudiziarie, nella specie il Giudice Tutelare del Tribunale di xxxxxxxxxxxx, al quale il giorno antecedente alla presentazione della querela ha presentato istanza di amministrazione di sostegno
Tale sua dichiarazione è stata allegata al libretto postale per rendere maggiormente visibile a tutti tale operazione, a riprova della sua correttezza e buona fede.
Nel corso del 2020 tuttavia, nella normale routine di accudimento delle congiunte, qualcosa non ha funzionato.
Durante il periodo di lockdown il dott. xxxxxxxxx ha dovuto per forza di cose ridurre la sua frequentazione a casa delle due donne, pur continuando ad amministrarle e continuando ad assecondare le richieste delle congiunte, in particolar modo della madre che comunque voleva avere a disposizione più denaro del solito.
Nonostante le notevoli somme date alle due donne nel corso dei primi sei mesi dell’anno, la madre xxxxxxxxxxxxx ha continuato a chiedere insistentemente danaro, di cui tuttavia non sempre ha saputo indicare l’utilizzo.
La reazione della xxxxxxxxxxxx, ultranovantenne alle richieste di spiegazioni del figlio, è stata quella di porre in essere nei suoi confronti atteggiamenti che hanno insospettito il dott. xxxxxxxxxx, specialmente dopo che ha trovato con molta frequenza a casa persone che la madre non era solita frequentare.
Non solo.
La xxxxxxxxxx ha iniziato anche a raccontare strani accadimenti a casa, quali la scomparsa di cose (gioielli, delle chiavi, il libretto postale cointestato dove viene accreditata la pensione, una grande spilla d’oro da foulard, etc.) e di documenti (buoni postali di colore verde cointestati, etc.). Inoltre ha fatto fare un temporaneo cambio della serratura di casa. Tali comportamenti hanno indotto il xxxxxxxxxxxx a presentare denuncia per poter fare luce sulla vicenda, preoccupato che qualcuno si potesse approfittare delle due donne anziane e malate in sua assenza, soprattutto dopo l’incontro avuto nella casa della madre di un avvocato.
Sempre nell’ottica di poter agire nell’interesse delle due donne, il xxxxxxxxxx ha chiesto l’amministrazione di sostegno.
Anche questa richiesta è sintomatica di un comportamento corretto e improntato a buona fede, dal momento che lo stesso avrebbe potuto agire di fatto come un amministratore di sostegno, essendo ormai l’unico congiunto stretto delle due donne ed avendo anche ricevuto dalla sorella la firma di una procura generale per poter amministrare i loro risparmi e la loro pensione.
Questi i fatti.
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Il delitto di simulazione di reato concretizza una condotta che si vuole punire perché rappresenta un intralcio alla giustizia e viene punito soltanto laddove si afferma falsamente con una denuncia o con una querela che sia avvenuto un reato, in realtà rivelatosi inesistente.
Nel caso di specie si tratterebbe di simulazione formale, poiché il procedimento penale è iniziato a seguito di una querela presentato dallo stesso xxxxxxxxx contro ignoti e quindi a seguito di una notizia di reato che è stata giudicata dal Magistrato “ falsa”
Ora il dolo che caratterizza tale reato è un dolo generico, ovvero la premeditazione e la cosciente volontà di segnalare artatamente all’Autorità una notizia che invece si sa che è falsa.
Nel caso di specie, manca tale dolo generico perché la notizia che il xxxxxxxxxx ha dato con la presentazione della querela all’Autorità Giudiziaria non riguardava casi mai avvenuti, MA AL CONTRARIO FACEVA RIFERIMENTO A FATTI, (dileguamento di un PC portatile, inaspettati cambi di serratura dell’alloggio,sparizione di preziosi e documenti,) che nella realtà si sono verificati e in quanto tali non possono esser considerati come FALSI o COME MAI ACCADUTI.
Né si può obiettare che – pur essendo circostanze oggettivamente avvenute – il xxxxxxxx sapesse che DETTE SPARIZIONI di gioielli, di oggetti vari, di buoni postali NON ERANO comunque presupposti di un reato perché sapeva che ad alienarli sarebbe stata la madre stessa.
La xxxxxxxx aveva infatti dichiarato al figlio che aveva venduto i gioielli senza precisare quanto danaro avesse ricavato o cosa avesse venduto. Tali incongruenze, unitamente alla continua richiesta di danaro della madre, hanno indotto il figlio a presentare querela, insospettito che qualcuno si fosse approfittato delle due donne malate e anziane, in un momento in cui erano rimaste sole.
Per il xxxxxxxxxx il fatto andava denunciato avanti le competenti autorità, specialmente da quando nella casa della madre aveva notato persone, non da ultimo anche un avvocato, presenza inimmaginabile per chi si è sempre preso cura delle congiunte e che ha adottato ogni mezzo per far in modo che la gestione del danaro fosse la più trasparente possibile.
Se veramente il xxxxxxxx sapeva che nessuno aveva rubato alcunché a casa della madre, avrebbe agito fuori da ogni ragionevole comportamento.
Chi infatti proporrebbe una querela con la scienza e coscienza di una falsa notizia, sapendo poi che le conseguenti indagini avrebbero condotto con facilità alla scoperta del prelevamento della somma di € xxxxx (con relativa dichiarazione autografa annessa) dal libretto postale cointestato a madre e sorella?
Di certo la circostanza non sarebbe passata inosservata alla Magistratura Inquirente chiamata a indagare su una querela atta a verificare se vi fossero stati furti proprio sul libretto e conti gestiti dal xxxxxxxxx.
Tale atteggiamento sarebbe infatti autolesionistico e privo di ogni logica.
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Pertanto la notizia che il dott. xxxxxxxxxx ha posto all’attenzione della’ Autorità Giudiziaria con la querela riguarda una circostanza oggettivamente vera e cioè che erano anche spariti dei gioielli dalla casa della xxxxxxxx. Il denunciante non poteva sapere con quale grado di consapevolezza la madre si lamentava di queste sparizioni e con quale grado di consapevolezza decideva di far vendere dei gioielli a terzi.
In effetti detti gioielli non erano più nella disponibilità della xxxxxxxx.
Ormai si è accertato che tale fatto è dipeso non da un crimine perpetrato, ma è stata causato dalla stessa xxxxxxx che ha provveduto vendere detti gioielli tramite una sua nipote, la quale doveva agire più correttamente chiamando il figlio per metterlo a conoscenza di tale fatto, piuttosto che assecondare le richieste dell’anziana donna.
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Difficilmente quindi il P.M in sede di istruttoria dibattimentale potrà dimostrare in maniera inoppugnabile fino a giungere ad una condanna, che effettivamente il xxxxxxxxx abbia agito con dolo o che sapesse che i gioielli non erano stati rubati ma venduti.
Tutta la vicenda non sarebbe sostenuta da prove certe per accertare tutti gli elementi che costituiscono il reato de quo.
Anzi le numerose “ tracce” lasciate dal xxxxxxx ogni qualvolta operava sui conti correnti delle congiunte, depongono per un elemento soggettivo “ contrario” e cioè la volontà dello stesso di dare sempre conto di ogni suo movimento “ bancario” o “postale” a riprova della trasparenza delle sue azioni e della sua buona fede, che sicuramente porterebbero ad una sentenza di assoluzione.
Tale circostanze infatti fanno escludere che il xxxxxxxxxx avrebbe scientemente dichiarato il falso nella sua denuncia.
Per tutto quanto sopra esposto, si insiste quindi perchè il P.M. voglia richiedere l’archiviazione del procedimento in epigrafe a carico dell’indagato.
Avv. xxxxxxxxxxxxxxxx
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4/11/2020 Antonio Bertinelli