Italia in pillole
Che abbiano o non abbiano buoni indici di gradimento, che riescano o meno ad entrare nelle liste elettorali dei nuovi regnanti quasi tutti dimostrano particolare attitudine ad autopromuoversi e ad accrescere il proprio conto in banca. Amano il presenzialismo, hanno sempre il look richiesto dalla circostanza, si sanno vendere con il linguaggio appropriato sia nei toni che nei contenuti, sono campioni nell’eludere le domande e non vanno mai controvento. Se non fosse per le frequenti cadute di stile di chi, pur avendo famiglia, va a puttane, di chi sniffa, di chi dimostra eccessiva nonchalance nel distribuire cariche istituzionali per meriti impropri o di chi si fa prendere con il sorcio in bocca, limitandosi ad ascoltare quanto predicano e dichiarano, sembrerebbero tutti degni di beatificazione. E’ impossibile trovare qualche politico che non si dica al servizio del bene comune, ma nonostante ciò il tessuto sociale del Paese è lacerato anche con l’ausilio di leggi ignobili che si susseguono da anni. Con il progressivo cedimento della “Balena Bianca”, poter fare dei distinguo tra bianchi, rossi e neri è diventato sempre più difficile. Nel corso degli anni settanta dello scorso secolo, mentre il virus della corruzione iniziava a dilagare nei vari apparati dello Stato, tutti i valori dei nostri padri venivano gettati nella pattumiera della storia. Si è cominciato con l’irridere la famiglia tradizionale, si è proseguito negando qualunque tipo di base etica alla produzione normativa e, nel contempo, è stata propalata ai quattro venti la promessa di un futuro radioso in grado di prescindere da ogni regola passata. E’ di questi giorni la vicenda che coinvolge i coniugi Berlusconi. Capita anche agli imperatori di avere dissapori in famiglia e le rispettive corti non sembrano aver tenuto in gran conto l’importanza di questo primo, basilare ed irrinunciabile nucleo sociale. Certamente la vita privata di chiunque va rispettata, ma suscita fastidio constatare che quasi nessuno dei nostri politici ha mai avuto lo scrupolo di farsi modello e specchio di un mondo meno putrido di quello che vive all’ombra del Palazzo. Il recente terremoto in Abruzzo ha mostrato la capacità di un Popolo nel sapersi mobilitare e nell’essere solidale, ma ha mostrato anche l’inettitudine di chi è giunto in alto e difende la propria posizione di rendita magari oscurando con ogni mezzo gli studi e le conclusioni di un signor “nessuno” come G. Giuliani. Di pari passo con la solidarietà della gente comune ci sono state le passerelle dei politici con la loro consueta distribuzione di acqua e chiacchiere. Ma non viviamo forse nel Paese delle tangenti calcolate a percentuale sul valore degli appalti pubblici, dove il rischio sismico si dimentica davanti ad una busta piena di soldi? Non sono rimaste in piedi per 38 anni le baracche del Belice? Nello stesso Abruzzo non ci sono forse quattromila persone che vivono ancora nei rifugi costruiti per gli sfollati del sisma del 1915? Abbiamo un’informazione ed un editoria silenziate (quelle che sistematicamente omettono, deformano fatti ed oscurano anche gente fuori dal giro come G. Giuliani). Abbiamo un’informazione uniforme (quella dei TG) come è consuetudine che si verifichi in tutti i regimi dittatoriali, e che, quando appare dissonante, rivela crepe per cedere spazio alla spettacolarizzazione, per fare audience con le urla delle viscere o per “farsi sentire” discettando su tutele legislative più teoriche che sostanziali. Mentre anche sulla televisione digitale a pagamento imperversano numerose american fictions e diverse trasmissioni per voyeurs, mentre gli organi di stampa ci sommergono di cronaca nera, ci mettono al corrente delle imprese di qualche paparazzo o ci documentano sul lato B di qualche affascinante velina, mentre ex piazzisti, saltimbanchi ed imbonitori di ogni risma ci dicono di stare tranquilli perchè è tutto sotto il controllo dell’illuminato timoniere, alcuni casati finanziari continuano a fare affari, tutti gli altri debbono accontentarsi di quello che elargisce la casta “eletta” o di muoversi all’interno degli spazi consentiti dai fiduciari della pax mafiosa. Le Banche scoraggiano il risparmio, strozzano i clienti e rifiutano tutti quei prestiti che non sono sproporzionatamente garantiti, l’economia reale soccombe sotto i colpi della finanza, i piccoli imprenditori annaspano sotto gli assalti delle grosse società e, grazie a qualche trasmissione televisiva che sorvola sui costi, sui tempi e sugli effettivi risultati di un procedimento civile, si prospettano ingaggi sicuri per gli avvocati di certe associazioni. Il cittadino, già trasformato in suddito, è attualmente anche e soprattutto consumatore. Pubblicità ingannevole e truffe, più o meno legalizzate, sono ormai endemiche. Spogliati forzosamente dalle vesti di utenti e rivestiti con gli abiti di clienti, siamo alla mercè di cartelli e/o monopolii che controllano tutti gli aspetti nevralgici dei mercati. Mentre l’alea quotidiana è stata elevata a sistema di governo, mentre gli Italiani sono alle prese con una grandinata di disservizi e di incombenze cartacee o informatiche scientemente indotte, mentre debbono fare i conti con il depauperamento truffaldino di tutte le risorse comuni e mentre, subito dopo il disfacimento dell’Alitalia, con la grave crisi economica in atto, si contano centinaia di migliaia di nuovi disoccupati, c’è chi si preoccupa di farci rappresentare a Strasburgo attraverso il top delle competenze femminili nazionali. Intanto nascono nuovi mercati. Grazie a disposti normativi compiacenti si è creato persino il business dei distacchi elettrici e telefonici. L’Enel si è sdoppiata e molti stanno già pagando il loro tributo ad Enel-Energia. Dalla Telecom è stato da tempo “prelevato” tutto quanto valeva la pena di essere “prelevato”, è stato esternalizzato tutto il resto, e gli utenti telefonici sono rimasti in balia della deregulation. Se ci sono quelli che lasciano spontaneamente un gestore per un altro, c’è anche chi si ritrova a migrare suo malgrado di società in società. Che sia per un servizio fornito in maniera discontinua, che sia per il trattamento non conforme alle clausole contrattuali, che sia perché qualcuno ha disdetto tutti gli abbonamenti di un certo elenco, che sia perché il proprio numero telefonico è stato venduto a qualche nuovo “pollo”, resta il fatto che il giro d’affari dei distacchi è davvero vorticoso. La gran parte delle linee telefoniche sono vecchie (non è raro vedere “doppini” che ciondolano sulle facciate dei palazzi, trovarsi di fronte ad apparecchi telefonici che smettono di funzionare quando piove o disporre di un collegamento ad internet che funziona a singhiozzo), di nuovo ci sono solo le opportunità offerte dal parlamento ai padroni della telefonia. Il nome dell’impresa è irrilevante. Tutte, a prescindere dalle tariffe applicate, operano prevalentemente in subordine allo stato fisico delle linee Telecom. Come appare esemplare l’attività legislativa svolta al servizio dei vari potentati economici così appare iniqua la realtà che riguarda giovani ed anziani. I primi, di cui troppi cresciuti in famiglie vacillanti, davanti alla TV, alimentati con omogeneizzati agli ormoni e coperti di giocattoli utili a tacitare le coscienze di mamma e papà impegnati a marciare sul fronte del “progresso”, sono per lo più condannati al monadismo, allo sballo, alla devianza, alla mancata professionalizzazione e alla precarietà lavorativa. I secondi, non più adatti per essere impiegati in qualche call center o nei magazzini dei grandi centri commerciali, debbono raccomandarsi a qualche santo per ottenere il trattamento pensionistico dovuto. Anche a questi si rende la vita impossibile. Si fanno calcoli per difetto sul tfr e sull’assegno mensile, si secretano i programmi automatici e le tabelle necessarie per effettuare verifiche, le porte degli uffici preposti si trasformano in muri di gomma, si costringe il pensionando alla questua di sportello. Non di rado, se il soggetto riesce a guadagnare lo status di pensionato, riceverà con significativi ritardi i trattamenti economici e spesso si vedrà costretto ad un doppio slalom giudiziale senza fine per vedersi riconosciuto il diritto maturato grazie a quattro decenni di versamenti nelle casse dell’Inpdap o dell’Inps. Di tanto in tanto si effettua un erroneo conguaglio che gli decurta pesantemente o gli azzera strategicamente l’assegno mensile. Anche il pensionato deve ricordarsi di portare in farmacia la tessera sanitaria altrimenti non potrà detrarre dal reddito la spesa sostenuta per le medicine. Poi ci sono le file: lo si costringe ad attendere in coda fino a quando l’impiegato della posta ha incassato il contante necessario per liquidare le sue spettanze, lo si costringe a sostare nei corridoi dei CAF per riempire il RED e poi a fare ancora un’altra fila per consegnare la dichiarazione dei redditi. E faccia bene attenzione a ricordarsi che ci sono delle scadenze perchè i disservizi postali non costituiscono attenuanti. Dunque se non riceve, non compila e non rispedisce il RED, d’un sol colpo, subirà il recupero delle detrazioni fiscali per la moglie ed i figli a carico di cui ha precedentemente e giustamente usufruito. L’Ente che eroga la pensione non ha alcun interesse a verificare i dati già in suo possesso e constatare, ad esempio, che i figli sono ancora minorenni. Se per qualcuno possono rivelarsi miracolosi certi flaconi di compresse e mirati integratori alimentari, di certo lo stato generale del Paese non può essere migliorato con alcune pillole blu ed ancor meno vi si può ristabilire la pace sociale astenendosi dall’impiego delle stesse. Per la piovra che soffoca la parte sana dell’Italia poi occorre ben altro.
8/5/2009 Antonio Bertinelli