Il left bashing di Marco Travaglio
Qualche giorno fa alcuni lettori chiedevano a Marco Travaglio se fosse opportuno il suo left bashing. Negli stessi giorni ci chiedevamo quale fosse stato il prezzo pagato per ottenere il silenzio di certe “opposizioni” che, tanto per colmare la misura, non rifuggono dall’assenteismo parlamentare. Ci hanno rammaricato le parole con cui Giorgio Napolitano ha replicato stizzosamente all’esortazione di un cittadino che gli chiedeva di non firmare la legge sullo “scudo” fiscale. Un triste epitaffio da porre sulla tomba di una Repubblica Costituzionale. Per quanto la maggioranza governativa si affanni a rassicurare la plebe attraverso tutti i media di cui dispone, e soprattutto fuori da ogni pregiudizio ideologico, ci sembra di poter affermare che corrono tempi particolarmente difficili. Sicuramente mettere in mutande la dirigenza del PD ed accomunarla per disinvoltura amministrativa ad alcuni esponenti del partito di Governo, se si aspira ad avere un ricambio istituzionale, non è un’operazione strategicamente intelligente ma è senza dubbio un atto d’informazione dovuto. Le difficoltà in cui si verranno a trovare gli elettori ormai disillusi e già raggirati dalla legge elettorale vigente saranno maggiori di quanto non lo fossero all’epoca della prima Repubblica. Pensiamo con nostalgia, e senza indulgere all’enfasi con cui si è soliti accompagnare i ricordi, a quando la politica era il linguaggio unificante della società civile. Quel tipo di politica, pur con tutti i suoi limiti, pian piano sostituita trionfalmente da una miriade di comitati d’affari multicolori, sembra aver subito una sorta di damnatio memoriae. Ci domandiamo intanto come sia possibile derattizzare una grande cloaca entrandovi dentro, sperando ottimisticamente di non infettarsi con i bacilli della leptospirosi. Probabilmente anche Marco Travaglio, nella consapevolezza di non poter prendere partito, almeno in rapporto alle formazioni attualmente in campo, ha deciso di chiudere tutte le vie di fuga per poi bonificare anche con il gas letale dell’informazione giudiziaria gli ambienti della politica. Accomunare quasi tutti gli amministratori della Cosa Pubblica nel pozzo della corruzione e del malgoverno, non tenendo conto del colore della bandiera che sventolano ad uso e consumo dei gonzi, è un’operazione pericolosa ma necessaria. E’ indicativo che sulla recente manifestazione per la libertà di stampa (meglio sarebbe dire per il diritto ad un’informazione non asservita, così come era nello spirito delle proposte iniziali) nessuno dei partecipanti sia riuscito a metterci il cappello. A prescindere dalla condivisione dell’iniziativa, è un segnale di risveglio delle coscienze anche la “conversione” di Beppe Grillo, che con il suo recente transito dall’antipolitica dei “vaffa” alla politica militante sembra voler fare il grande passo. Insomma si muove qualcosa su cui il gioco delle parti, la trappola del bipartitismo ed il teatrino messo in piedi dai soliti competitors non sembrano influire. E questo grazie al Web che, appunto per tale ragione, si vorrebbe imbrigliare.
Antonio Bertinelli 5/10/2009