Dubbi e certezze di B. Obama
Esiste la possibilità che le offerte di dialogo di B. Obama non bastino per disinnescare il “rischio” di un Iran fuori della sfera d’influenza americana e non lontano dal dotarsi di testate atomiche. Se l’Afghanistan è un crocevia di giganteschi interessi economici e strategici, tale da giustificare, secondo il Presidente degli States, una guerra dolorosa ma necessaria , la stessa cosa non potrebbe dirsi per l’Iran. Un intervento diretto in questo Paese finirebbe per configurarsi come uno scontro di civiltà. Da una parte il Mondo Mussulmano e dall’altra l’Occidente con la sua protervia “coloniale”. Gli Usa non incarnano forse la più forte minoranza economicamente dominante su scala globale? Nel caso iracheno è poi molto più difficile imporre la “Democrazia” senza prima garantire che le ricchezze del Paese vadano al suo Popolo e senza rischiare di smembrarne l’identità. Lì si è aperto uno scontro tra due ali di potere, ma è un problema di equilibri interni all’islam iraniano e nessuno dei contendenti vuole una “rivoluzione” che abbia come obiettivo il modello culturale degli yankees. In quel Paese opera un grande senso della storia e la gente definisce la propria identità in termini religiosi. B. Obama sa che non si può esportare con la forza degli eserciti la Democrazia di Mercato là dove la religione permea la vita di ognuno e dove la diminuzione della religiosità è avvertita come il nemico per eccellenza. Il fantasma di Osama bin Laden, fattosi povero per combattere il “satana americano”, deve essere ancora presente nei pensieri dell’attuale Presidente USA. Anche se buona parte dei Popoli dorme e tutti non sono più in grado di controllare i loro governanti, che dispongono di una potenza distruttiva inversamente proporzionale alla loro coscienza morale, B. Obama sembra capire di non poter espandere all’infinito i commerci solo con i carri armati, sa che l’America, anche se è ancora in grado di condizionare alcuni regimi, ha perduto influenza sulle masse, sa che le élites del mondo arabo non vogliono aver nulla a che fare con gli States. Il compito che gli si presenta è arduo. Non si può conservare un Impero rispettando i diritti e la dignità di quelli che sono stati sottomessi e di quelli che si vogliono sottomettere. B. Obama chiede alle istituzioni iraniane di “porre fine a tutte le violenze e alle azioni ingiuste”, rammenta che se Teheran vuole conquistare il rispetto della comunità internazionale non può governare attraverso la coercizione e la privazione dei diritti civili. Aggiunge che gli Usa sono solidali con tutti coloro che cercano di esercitare i diritti universali di libertà di espressione e di associazione. In molte zone del mondo, Europa inclusa, dove lo spirito religioso non era fortemente radicato, è stato facile esportare un modello di sviluppo basato sul culto delle illusioni e sull’individualismo, è stato facile dettare le regole per preservare i rapporti di potere utili ad opprimere i più deboli. Negli ultimi decenni si sono formate società sempre più fragili grazie a terremoti culturali come la guerra tra i sessi, la diffusione delle gender teories, la disarticolazione della famiglia, l’attacco sistematico al maschio e alla figura paterna. Si è incoraggiato il mito del self made man, contribuendo alla formazione di individui monadi per poi arrivare alla società dei consumi compulsivi e persino a quelli indotti ope legis. La manipolazione delle masse è diventata la principale essenza delle Democrazie occidentali. La storia ci racconta che i Governi degli Usa non sono mai stati ispirati dal migliorismo mondiale. La Democrazia, come sistema di Governo che anteponga gli interessi collettivi a quelli individuali, è ovunque sotto assedio. Il libero mercato è soffocato dal totalitarismo delle grandi corporations ed è ostacolato dal servilismo della politica. Sembra che B. Obama abbia particolarmente a cuore la funzione paterna. Il 20 giugno, nel corso della “festa annuale dei padri”, ha detto: “La mancanza del papà è un buco nel cuore di un bambino che nessuno può riempire”. Negli Stati uniti ci sono 24.000.000 di figli che crescono senza padre. Chissà se il Presidente è riuscito a darsi una risposta sulle ragioni del fenomeno? Forse hanno maggiore consapevolezza i giovani maschi iraniani che, diversamente dalle femmine, sono in maggioranza contrari al nuovo corso.
22/6/2009 Antonio Bertinelli