Dietro le notizie: zapatere, eunuchi ed omuncoli
Per quanto si possa essere distratti nel seguire un notiziario, succede, a volte, che il marchio di un’impudica regia venga avvertito in maniera talmente pesante da indurre un fastidio quasi epidermico. Accade quando la descrizione fatta dallo speaker ricorre alle ipocrisie linguistiche per imporre una determinata lettura dei fatti; quando i tempi impiegati, la sequenza delle comunicazioni ed i termini adottati, diventano uniche modalità di accesso al sentiero delle verità. E’ indubbio che la padronanza dei codici della trasmissione, costituisca una delle condizioni essenziali per poter stabilire un controllo sociale del comportamento ed il corso forzoso di una cultura tesa ad uniformare le strutture cognitive e motivazionali dell’individuo. Ogni cultura si coglie paradigmaticamente attraverso il suo modo di esprimersi e nella misura in cui l’informazione si presta a diventare uno strumento di potere surrettizio. Non di rado, con il linguaggio, che è il luogo principe della mistificazione, si polarizza la società e si inaspriscono i conflitti. Giocando le carte del linguaggio si può orientare la percezione del pubblico. Si può riferire che un incidente stradale ha causato la morte di una persona, che durante una rapina c’è stato un morto e che delle maestranze sono state messe in mobilità, ma, quando se ne presenta l’occasione, si preferisce dire che una “donna” è stata travolta sulle strisce pedonali, che una “donna” è stata uccisa dai banditi e che alcune “donne” sono state licenziate. Fin troppo spesso vengono usati sostantivi neutri quando la parte soccombente è di sesso maschile, mentre si sottolinea l’appartenenza di genere quando le parti soccombenti o le vittime dei reati sono donne. Subiscono analogo filtro linguistico i successi conseguiti nelle varie discipline o, tout court, nella vita. Così mentre è pacifico sentir dire che lo scienziato (di sesso maschile) tal dei tali ha messo a punto una nuova tecnica, il comunicato si formula in maniera diversa qualora il merito vada attribuito ad una ricercatrice. In tal caso è d’obbligo sottolinearne il sesso e porvi la dovuta enfasi. Insomma, nel linguaggio dei media, la donna è protagonista positiva o vittima, non è mai semplicemente operaio, guidatore, dipendente, professionista o morto del sabato notte; ed ancor meno il cronista di turno usa nei suoi confronti toni dispregiativi. Se una madre uccide figli, predilige descrivere una donna malata; se un uomo spara, è senza dubbio un brutale assassino.
Con un sapiente gioco di parole si può deformare la realtà fino a ribaltarne il significato. Con un’adeguata distribuzione diacronica delle notizie e con un accostamento a scaletta di episodi diversi si manipola chi ascolta per carpirne l’empatia. Un recente telegiornale è stato in gran parte dedicato a stigmatizzare una catena di delitti consumati contro le donne: l’uccisione di Pippa Bacca a Intanbul, la morte per droga di una sciatrice a Bergamo; Il sequestro di una studentessa, minacciata da un romeno senza fissa dimora, e l’omicidio di un’anziana, accaduti a Roma, sono stati proposti come accadimenti resi possibili da una cultura che usa violenza contro il “sesso debole”. La morte guadagna un alone di eroicità solo se declinata al femminile. Gli episodi di cronaca nera meritano particolare evidenza e studiata fraseologia se permettono di suonare il tasto del vittimismo di genere. Infatti, dopo la lunga sequenza dei servizi sui fatti citati, il telegiornale ha dato spazio ad alcune interviste che sottolineavano la scarsa rappresentanza femminile nelle sedi politiche, oggi più marcata per la sconfitta elettorale delle forze “progressiste”. E’ stato quindi uno dei tanti notiziari abilmente orchestrati con tesi precostituite, atto a sciorinare le tante discriminazioni ed i persistenti reati compiuti a danno delle donne. Fra psicologia e biologia c’è un serpente che si morde la coda, quindi non siamo in grado di spiegare da cosa dipende l’aggressività, che però ci appare sostanzialmente come una caratteristica innata della razza umana, e ciò a prescindere dal sesso. Pur se meno frequentemente, anche le donne uccidono per denaro. Negli anni Trenta, a Milano, Maria Bonvecchiato, una signora di buona famiglia, uccise, avvelenandola con l’arsenico, un’ingenua ragazza, che accettò di stipulare un’assicurazione sulla vita a favore di quella che sarebbe diventata la sua carnefice. Maria Oggioni Tiepolo, Maria Dolfi, Leonarda Cianciulli, Rina Fort, Pia Bellentani, Doretta Graneris, Franca Bauso, Grazia Fichera, Rosalia Quartararo, Milena Quaglini, Gigliola Guerinoni e Maria Luigia Redoli, sono nomi resi celebri della cronaca nera; eppure, per riferirsi alle peculiarità negative dell’essere umano, è usuale dire: l’uomo è una belva, l’uomo è guerrafondaio, l’uomo è violento, l’uomo è sanguinario, l’uomo è predatore, ecc.
Rebekah Wade, promotrice di campagne contro la violenza domestica, direttrice del tabloid inglese The Sun, è stata arrestata per aver causato lesioni al marito; a Lecce, un’infermiera si è liberata del marito con una dose letale di eroina; a Melegnano, una donna ha ucciso marito e figlio; a Chieti, un gruppo di ragazze ha aggredito una coetanea, finita poi in ospedale con prognosi riservata; a Chiavari, una madre, dalla sbornia facile, usa frustare la figlia con del filo di rame; a Savona, alcune ragazze sono state protagoniste di una rissa; a San Benedetto del Tronto, una gang di donne dedita alle rapine ha svuotato una gioielleria; a Berlino, una moglie ha assassinato, fatto a pezzi e gettato nel water, il marito. Ci sono poi fatti recentissimi, accaduti in un brevissimo lasso di tempo: l’attrice Eva Longoria ha picchiato il marito davanti ad amici; vicino Como, una donna ha ucciso il marito a colpi di pistola; ad Ariano Irpino delle ragazze hanno pestato una compagna di classe; a Rossano Veneto, una donna ha eliminato il marito con l’accetta; a Lakeland (Florida) sei ragazze hanno picchiato l’amica per mettere il filmato sul web; Nel Mugello, una moglie ha picchiato il marito così fortemente da richiamare l’attenzione del direttore del camping; a Malindi (Kenia) una donna ha assassinato a coltellate il convivente italiano; le banlieues parigine sono state invase da bande femminili che non esitano davanti al confronto fisico, non solo con le mani, ma anche con cacciaviti, coltelli, mazze; a Conversano, una madre è stata arrestata perché ha colpito con calci e pugni il figlio di otto anni tenuto in braccio dalla compagna del suo ex marito; a Mirandola, una ragazza è stata aggredita da sette-otto amiche per gelosia.
Tanti episodi di violenza passati quasi sotto silenzio a causa dell’ inganno mediatico sostenuto dalle lobbies femministe. Un’ingombrante aggressività dell’altra metà della terra, che, se rimarcata, finirebbe in rotta di collisione con tutte le trasmissioni incentrate sul protagonismo/vittimismo femminile, realizzate con l’obiettivo di usare la televisione come piattaforma propagandistica per guadagnare posizioni di prestigio e migliorare l’autostima delle giovani generazioni di donne. Un’inquietante realtà che distoglierebbe dalla lagna falsa e fuorviante, già definita da alcuni storici come il più grave crimine intellettuale del XX secolo, compiuto per far avanzare la causa femminista. Nel fare il raffronto tra il notiziario che ha suscitato la nostra irritazione e l’oggettività dei fatti appena citati, ci sembra lecito evidenziare la strumentalità di una comunicazione che riflette il preconcetto verso un determinato altro, il modo ostile con cui lo si colloca per realizzare l’occupazione delle stanze dei bottoni, l’azione sporca per aumentare l’influenza di una parte della popolazione e per demolire la dignità di un’altra parte della stessa, una distorta configurazione culturale del maschio che rappresenta un oggettivo inciampo per le mire del femminismo transnazionale, di cui le ministre “zapatere”, indignate in blocco per le celiose battute di Silvio Berlusconi, sono significative avanguardie. Mentre alcuni eunuchi, posti nei punti nevralgici dove si seleziona e si crea l’informazione, fanno l’occhiolino a Carmen Chacon, il nuovo Ministro spagnolo della Difesa; mentre untuosi omuncoli si lasciano guidare per mano come beoti, in cambio dei favori concessi loro da qualche novella amazzone, potenti gruppi di pressione stanno scientemente pianificando il futuro del mondo tutto in rosa, ed è per questo che non appare difficile prefigurare molte prossime evoluzioni strutturali tutte in grigio.
22/04/2008 Antonio Bertinelli