Ci sembra che il progetto dei “padroni universali del pianeta” dedicato alle masse si realizzi attraverso una marcia a tappe forzate verso un futuro fatto di schiavitudine. Emmanuel Macron sta pesantemente e prepotentemente ridimensionando il welfare dei Francesi. Nel mondo, e di sicuro in quello occidentale, tramite emissari di banchieri, di finanzieri e di multinazionali, la classe sub dominante di ciascun Paese sta facendo del suo meglio per la realizzazione del programma stabilito. Nell’Italia degli ultimi mesi alcuni cittadini saranno rimasti delusi, oltre che per l’inaspettata “liquefazione” di un decantato “garantista” il quale avrebbe dovuto “rivoluzionare” l’amministrazione della giustizia, per il conformismo antinazionale, supinamente eurocentripeto ed acriticamente filoatlantico di un governo il cui capo, un tempo non lontano, parlava nostalgicamente di sovranità (militare e politica) perduta ed inneggiava ad una sana autarchia. Come tutti i governi che l’hanno preceduto, quello in carica, con la sua dichiarata linea liberoscambista ed antipopolare, subordina il soddisfacimento dei bisogni degli italiani ai vincoli di spesa “esterni”. Fedele alle consuetudinarie direttive imperiali trascura invece la tollerabilità finanziaria quando si occupa di spesa per gli armamenti, quando aderisce al pregiudizio russofobo delle istituzioni europee, quando mortifica la Federazione Russa tramite l’accerchiamento della Nato, quando si dimostra troppo acquiescente all’egemonia statunitense, qualunque sistema, inganno incluso, adottino gli Usa per ribadirla e rafforzarla. A proposito può essere significativo lo scabroso rapporto che esiste tra Washington e la Corte Penale Internazionale. Nel giugno 2020, gli Stati Uniti hanno applicato delle misure punitive a Fatou Bensouda, procuratore capo della Corte di Giustizia dell’Aia. Alla funzionaria sono state imposte delle sanzioni per avere eseguito il lavoro al quale era stata assegnata. In poche settimane, Bensouda ha scoperto che le banche stavano chiudendo i suoi conti e cancellando le sue carte di credito. Anche i suoi parenti avevano i beni congelati nel tentativo, da parte delle banche, di osservare le norme dettate dal Tesoro degli Stati Uniti. Nella CPI l’incarico del procuratore è concepito per perseguire le gravi violazioni di diritti, compresi i crimini di guerra, quando i tribunali nazionali non sono in grado o non vogliono svolgere tale compito. Era evidentemente sottinteso che le indagini della corte olandese non dovessero occuparsi delle possibili violazioni commesse dagli statunitensi? Quando si parla di “giustizia sovranazionale” bisogna essere cauti e non vogliamo credere ciecamente che l’erba del vicino sia tanto più verde della nostra. Da una parte c’è un europeismo romanzato e dall’altra c’è una realtà europea assorbita da un nuovo ordine globale in evoluzione. Se da noi esiste un potere smisurato dei pubblici ministeri, non ci sembra che in Belgio si usi poi il carcere con il contagocce. Non va meglio nella Spagna dove una parte della magistratura, intossicata dall’ideologia nazifemminista abbracciata dalla politica, nel fomentare la guerra quotidiana tra donne ed uomini, fortemente sostenuta da organismi internazionali, sta garrotando alcuni principi basilari del diritto. Vero è che la giurisdizione può essere ovunque uno strumento di oppressione e di ricatto. Là dove si saldano il potere legislativo ed il potere giudiziario nel condividere interessi personali e/o particolari, non quindi nell’interesse generale della collettività, lì si creano i presupposti per compiere le azioni più abiette. In quel contesto può trovare spazio qualunque azione delittuosa. La narrazione vuole che la legge n.6/2004 nacque dall’esigenza di avere un istituto giuridico a misura di esigenze familiari, una forma di tutela giudiziaria più blanda, più rispettosa ed elastica per il “beneficiato” se confrontata con le catene dell’interdizione e dell’inabilitazione. Paolo Cendon viene ritenuto l’autore della bozza della legge presentata dal senatore Elvio Fassone al quale si aggiunsero Giuseppe Maria Ayala, Massimo Brutti, Gabriele Calvi, Alberto Maritati, Stefano Boco, Renzo Carella, Mario Caruso, Marina Magistrelli, Paolo Ripamonti, Patrizia Toia e Giampaolo Zancan (relatore in commissione). Il disegno di legge venne approvato con modifiche dalla Camera dei deputati il 15/10/2003. Poi esaminato dalla II commissione permanente (Giustizia), in sede deliberante, venne definitivamente approvato il 22/12/2003. Per dovere di cronaca va detto che, anche se le commissioni parlamentari svolgono un ruolo centrale nelle dinamiche legislative, sul loro funzionamento permangono diverse zone d’ombra. È impossibile ricostruire le presenze e le votazioni espresse in commissione. Generalmente vengono pubblicati dei resoconti sommari con scarsi ragguagli. Quando le commissioni operano in sede deliberante il dibattito e l’approvazione da parte della commissione di un determinato disegno di legge esclude la necessità di coinvolgere l’aula parlamentare. Con il passare degli anni la legge n.6/2004 ha fatto evidenziare sempre di più tutte le sue criticità. L’associazione “Diritti alla Follia” ha pensato bene di rivolgere un appello al capo dello Stato. Sergio Mattarella, forse anche perché presidente del CSM, è da sempre un abituale destinatario di accorate istanze. Tra le altre ricordiamo quella di Mario Comuzzi, la risposta data a Nina Palmieri per l’internamento del prof. Carlo Gilardi e quella relativa alla tragedia di William Pezzulo. Siamo convinti che l’appello attentamente redatto in favore delle innumerevoli vittime della legge n.6/2004 non manchi di incisività. Fatti incontrovertibili ci parlano di “beneficiati” ridotti dagli A.d.S. alla stregua di questuanti per avere e disporre quotidianamente di pochi soldi (denaro loro, ma passato di mano con la nomina di “gerenti”, peraltro remunerati secondo generose tabelle redatte dagli stessi tribunali). I quattrini degli amministrati e l’alienazione dei loro beni servono ad alimentare la rete dei vari “professionisti” che fanno capo agli A.d.S. esogeni. A prescindere da altri possibili rapporti irriferibili, per forza di cose i giudici tutelari sono indotti a “sottoscrivere” le azioni degli A.d.S.. Ammettere che il proprio nominato sia inidoneo, per il G.T. sarebbe ammettere i propri errori e le proprie omissioni. Grazie alla legge n.6/2004, vero e proprio viatico per consentire ai giudici tutelari di compitare secondo le direttive ricevute senza controlli di sorta, avviene persino che qualche A.d.S. possa sottoscrivere una polizza vita a suo favore. Insomma va tutto bene purché le categorie più fragili non intralcino i programmi dei padroni del vapore. A proposito dell’interpretazione giudiziaria della legge n.6/2004 non si può fare a meno di constatare la sordità di tutte le istituzioni italiane davanti ad abusi reiterati. Da quanto trapela con riferimento a numerose storie non ci è dato di nutrire grandi speranze sul desiderio della CEDU o di organismi dell’ONU di voler “supplire” a tutte le carenze giurisdizionali nazionali, ma ogni qual volta se ne presenti l’occasione è comunque doveroso denunciare la “specificità” dell’Italia in tutti gli spazi internazionali ai quali ci è consentito di accedere. Ancor meglio sarebbe poterlo fare nei paesi non allineati con la cultura occidentale della mistificazione, della sorveglianza e della massimizzazione del profitto. La famigerata legge “Cendon”, così come viene tradotta da certa magistratura, emana lo stesso fetore delle tante norme liberticide che hanno caratterizzato la storia dell’umanità con i drammi causati ciclicamente dall’instaurazione di regimi totalitari. Nella sua cinica applicazione si avverte lo zelo delle “deportazioni/esclusioni” periodicamente riservate, dai vessilliferi e dai kapò del momento storico, a qualunque categoria di esclusi per gruppo etnico, razziale o sociale. Ovunque, fuori dei confini dello Stato, se reso noto, questo genere di “amministrazioni” extrafamiliari, messo in pratica nell’intera Italia con il placet di tutte le forze politiche senza distinzioni, senza che tutto il giornalismo metta doverosamente in rilievo le torture, l’oppressione psico-fisica e l’isolamento a cui sono condannati le persone più fragili, dovrebbe suscitare scandalo. La storia che stiamo raccontando si è arricchita di varie novità ma, per non affaticare il lettore, preferiamo riportarne solo un paio, lasciando le altre per aggiornamenti successivi. Come è stato altre volte sottolineato, la madre del nostro amico, in aperto contrasto con le dichiarazioni dell’uomo, illo tempore ritenuta dal G.T. Anna Puliafito in grado di autodeterminarsi, prima di passare a migliore vita, tranne che di poche cose, è stata spogliata, dai soliti ignoti, della maggior parte dei suoi averi. In aggiunta ha lasciato ai suoi eredi il funerale da saldare (esequie autorizzate da chi?). Alleghiamo i relativi documenti (preventivo e fattura):


24/3/2023 Antonio Bertinelli