vecchi pensieri 18 (BARA BROST)

BARA BROST

In Svezia, dove ci sono i più alti salari d’Europa, la maggiore durata della vita, la minore mortalità infantile, un’ottima assistenza sanitaria gratuita e diffuse agevolazioni sociali, è stata adottata una politica fiscale che ha costretto tutte le donne a cercarsi un lavoro, lasciando la cura dei figli alle istituzioni pubbliche. Anche se la Chiesa Luterana offre la benedizione religiosa alle unioni omosessuali, il matrimonio non ha più alcun valore, le politiche di genere sono ispirate dalla convinzione che tutte le differenze fra i sessi siano frutto di indebiti condizionamenti e di stereotipie sociali modificabili. L’azione ossessiva del femminismo radicale transnazionale non solo trova adeguata eco, ma anche motori supplementari per l’avanzamento della causa. In questo Paese le donne che si prostituiscono non vengono criminalizzate, anzi il governo provvede ad aiutarle finanziariamente e a fornire loro altre forme di assistenza. Di contro, un uomo che si avvale di prestazioni sessuali dietro corrispettivo, o tenta di acquistarle, è condannato a pagare una multa in alternativa alla reclusione per un massimo di sei mesi. Nel 2000 un gruppo femminista, considerando volgare la funzione corporea maschile di urinare in piedi, intraprese una campagna per l’eliminazione degli orinatoi pubblici. Nell’ottobre 2002 la femminista Gudrun Schyman, il cui usuale grido di battaglia è “morte alla famiglia nucleare”, ha proposto una legge per la tassazione di tutti gli uomini svedesi, in riparazione delle loro presunte violenze sulle donne. Il 20 dicembre 2006 il giornale “The Local” ha pubblicato un articolo intitolato “Le donne svedesi sorpasseranno gli stupidi maschi” in cui, tra l’altro, si asseriva: “Presto ci sarà un folto gruppo di uomini ignoranti, con lavori poco pagati, senza amici, non sposati, soli e noiosi, ai quali le donne in cerca di una relazione dovrebbero rivolgersi”. Nel 2007, dopo la protesta di un gruppo di soldatesse, è stato modificato il logo del Nordic Battlegroup (2.508 militari, di cui 108 femmine). Alcune sostenevano di non potersi identificare in un’unità militare che, nello scudetto cucito sull’uniforme, esibiva con tanta ostentazione un animale maschio. Così il leone sullo stemma araldico è stato privato dei suoi organi genitali (La carica delle svedesi censura il leone “maschio”, Corriere della Sera 16/12/2007). Da poco tempo si è formata un’associazione che, al grido di “Bara Brost“ (tette nude), sta dando battaglia affinché le donne possano entrare nelle piscine pubbliche in topless; insomma si pretende che il seno venga desessualizzato ( Bara brost .Victory for topless bathers .The Local 8/1/2008).
Il dinamismo della cultura femminista svedese non conosce limiti. In questi giorni il Consiglio Etico, che vigila su manifesti e spot di tutte le aziende, sta “censurando” la nota fabbrica di giocattoli Lego: “Basta con certe bambine sedute nelle stanze dalle pareti rosa, sotto nuvolette rosa e attorniate da leziosi cavallini pony e basta anche con i bambini virilmente assisi in camerette azzurre, fra modellini di auto della polizia, pistole e pugnali. Basta con gli stereotipi sessisti nella pubblicità” (Lego ad red lighted over shades of pink and blue. The Local 17/10/2008).
Là dove esiste il femminismo di Stato, dove il Parlamento è costituito al 47% di donne, è stata mobilitata un’intera commissione per stigmatizzare la “pericolosità” di una campagna pubblicitaria dedicata ai giochi dei bambini.
Cercare di costruire un mondo in cui tutti devono giocare con le bambole o tutti con le chiavi inglesi, così come vuole il femminismo-genderismo, appare un tentativo velleitario oltre che folle. La maggior parte degli scienziati è certo che alla base di molti comportamenti, incluso quello sessuale, esista un fattore biologico sul quale poi intervengono sia l’ambiente fisico che quello culturale. E’ stato dimostrato che gay e donne eterosessuali condividono lo stesso tipo di organizzazione dei collegamenti fra neuroni, così come lesbiche e uomini eterosessuali ne condividono altri. L’identità di genere, ovvero il senso di sé stesso, l’unità e la persistenza della propria individualità maschile o femminile, anche se conserva qualche zona d’ombra, non può essere manipolata secondo i desiderata del politicamente corretto. Per i bambini è necessario crearsi dei modelli interni dell’appartenenza ad un sesso piuttosto che all’altro. Questi modelli sono appresi fin dalla nascita tramite l’osservazione del comportamento altrui, le relazioni genitoriali, l’educazione ricevuta, il gruppo dei pari e l’esperienza. I bambini, sia maschi che femmine, nascono con proprie caratteristiche di personalità che vengono poi incanalate verso la femminilità o la mascolinità. Perché spingere verso l’indifferenziazione sessuale ? Perchè non far emergere le caratteristiche di ciascun individuo ? Negli asili viene insegnato ai maschietti, per rispetto nei confronti delle femminucce, a fare pipì seduti; si impone ai bambini di giocare con bambole e giocattoli “neutri” per renderli meno maschi. Anche se certi eccessi vengono prospettati come una necessità vitale per la democrazia e per la realizzazione dell’uguaglianza, l’obiettivo sembra essere solo l’omologazione. La Svezia del XX secolo è stata una preziosa fonte d’ispirazione per le politiche eugenetiche condotte dai nazisti. La legge per selezionare la razza vi è rimasta in vigore per quarantuno anni (dal 1935 al 1976) e le vittime della sterilizzazione forzata sono state circa sessantamila. Sono sintomatiche le parole di Trobjorn, un ragazzo di 13 anni: “Ero una piccola peste e finii in riformatorio. Allora, per tornare a casa, la legge imponeva di farsi sterilizzare. Scrissi ai miei parenti per supplicarli di non accettare. Non sapevo esattamente di che tipo di operazione si trattasse, ma ne ero terrorizzato. I miei genitori finirono invece per dare il loro consenso, senza rendersi conto di quello che facevano”. Oggi il welfare “rosa” aggredisce continuamente gli uomini ed ha portato il totalitarismo di Stato nelle politiche familiari. Il 55% dei bambini svedesi nasce fuori del matrimonio; c’è la confusione che nasce dai ménages a tre, a quattro, a cinque, dal pendolarismo che fanno i bambini fra il padre e la madre, incontrando sempre nuovi fratelli e sorelle, dal loro vivere con uomini o donne “nuovi/e”, che diventano, di volta in volta, surrogati dei genitori naturali. Dal 1995 la Svezia riconosce l’unione civile tra gay e lesbiche, garantendo loro lo stesso status legale delle coppie sposate. Nel Paese, già pioniere nel concedere il diritto di adozione alle coppie dello stesso sesso, il principio di uguaglianza è ben radicato. Un’altra caratteristica della mentalità svedese è il bisogno di sentirsi d’accordo con gli altri; nella vita sociale prevale la tendenza ad essere obiettivi e razionali; quasi dappertutto regna ordine e tranquillità, ma a partire dal venerdì pomeriggio, con le file interminabili davanti ai Systembolag, le rivendite di alcolici di monopolio statale, o dopo gli acquisti di alcol dai rivenditori illegali che girano per le strade, gli svedesi amano lasciarsi andare. Nel Paese che gela a novembre e rivede terra e luce a maggio, l´’alcolismo è una piaga. Anche i suicidi fanno la loro parte con circa 1.500 morti all’anno; nella fascia di età compresa tra i 15 e i 44 anni costituiscono la principale causa di morte. Da quando è possibile denunciare anche le discriminazioni in tema di merci e servizi, sono aumentate le segnalazioni degli uomini: protestano per i “piani ferie” che alleggeriscono i turni alle donne, perché i locali pubblici lasciano entrare under 23 di sesso femminile, ma non uomini della stessa età, oppure perché i siti Internet applicano tariffe diverse a seconda del sesso. Dalla Swedish Organization Against Sexual Abuse, Hopp è stato notato l’incremento di abusi sessuali ad opera delle donne. Infatti sempre più uomini si rivolgono a studi professionali per chiedere aiuto dopo esperienze di questo tipo. Mentre il femminismo dell’”eguaglianza” e del potere istituzionale svedese, evidenzia la combinazione di potere pubblico e privato, simbolico e materiale, incarnato in tutte le istituzioni, la Thailandia registra una vera e propria invasione di giovani nord-europei che stanno allargando il mercato della pedofilia. Vi sono giovani svedesi che vi si recano per cercare rapporti sia con maschi minorenni, che con maschi adulti. Dopo la Feminist Iniziative di Gudrun Schyman, che ha ripreso le “pratiche di democrazia” degli anni Settanta, uno degli ultimi approdi del femminismo svedese è la risibile indignazione per la pubblicità “sessista” della Lego. Ma se anche i giocattoli e il gioco debbono diventare dispositivi che catturano i bambini per governarli e guidarli verso il livellamento di genere, se si forzano le caratteristiche più intime dell’essere umano per assimilare maschile e femminile, per uniformare i sessi in termini emotivi, simbolici e relazionali, allora dov’è la felicità del paradiso in terra che dovrebbe essere garantito dal paradigma “rosa” svedese ?

28/10/2008 Antonio Bertinelli

Pubblicato da antoniobertinelli

Melius cavere quam pavere

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